IL MATTINO
IL PIANETA VEGA
20.03.2016 - 13:12
Ieri è stata la festa del papà. Sapete cosa è buffo? Che siamo riusciti a trasformare anche una ricorrenza così pacifica, così assodata, in un terreno di scontro (quando anche di confronto sarebbe stato troppo). Un tempo era un giorno tutto letterine sotto il piatto, auguri ai "capi" di casa e poesie sulla sedia, come sicuramente accade ancora oggi in molte famiglie. Senza alcuna ombra, senza che a qualcuno venisse in mente di non celebrarlo per non offendere chi non ha il papà, chi ha due papà (che al massimo dovrebbe festeggiarlo doppiamente), chi non è religioso perché in fondo è anche - e forse principalmente - il giorno di san Giuseppe. Sembra assurdo che ci siano bambini a cui è stato tolto l'orgoglio di celebrare il proprio papà, il quale per i più, fino a una certa età e magari anche dopo, ha una sorta di aura da supereroe. I papà vanno celebrati, sì, perché tutti lo abbiamo avuto, un papà, e magari ci ha trattato male, magari ci ha abbandonato, magari non è stato presente, magari non siamo davvero suoi figli...Forse è sufficiente per non dare alla figura del papà quel che merita? Forse per qualche mela marcia, tutti gli altri papà non meritano una festa? Forse non sono proprio questi bambini quelli che hanno più bisogno di tutti di capire che cosa davvero è un papà, perché a loro volta un giorno possano essere padri con onore, piuttosto che ripetere quel pattern magari di violenza, magari di abbandono, che hanno appreso durante l'infanzia? Più a loro, forse, serve la festa del papà, più a chi non ce l'ha un papà, che a chi ce l'ha e se lo vive ogni giorno, a volte senza neppure comprendere il valore di quello che (anzi, di chi) c'è, fino a quando c'è. Festeggiare i papà dovrebbe renderci a prescindere tutti un po' più consapevoli, ci dovrebbe rendere tutti un po' padri, protettori, custodi anche di tutto quello che abbiamo, che ci è stato affidato: il pianeta, le persone, gli animali, le piante, ogni creatura. Così come è stato anche quel santo che se ne sta sempre un po' sullo sfondo, in silenzio, san Giuseppe, appunto.
Oggi invece è la domenica delle palme, giorno tradizionalmente indicato come festa di pace. Da cosa può venire la pace? Dallo scambiarsi un rametto di ulivo perché la tradizione è così? Dai buoni propositi spesso non mantenuti? No, certo che no. Dal non litigare? E' un passo...ma come si fa a non litigare quando si subiscono ingiustizie continue? Va bene porgere l'altra guancia, ma un minimo di giustizia...Ecco, la pace viene dalla giustizia. Senza giustizia non può esservi pace. E la giustizia, a sua volta, viene dalla verità. La verità rende giustizia all'uomo, la giustizia porta la pace. Se vi fosse una giusta distribuzione delle risorse, ad esempio, quante guerre si eviterebbero? Se vi fosse cibo per tutti (come effettivamente esiste sul pianeta!), quanti profughi in meno ci sarebbero, quanta paura in meno avremmo tutti di perdere le nostre sicurezze? Quante sicurezze in più ci sarebbero dall'altra parte di questo mondo che sembra quasi diviso tra inferno e paradiso? E da cosa viene questa giustizia, se non dal dire a noi stessi, con verità, che occorre cambiare direzione?
Ieri sera mi è capitato di sentire un dirigente FAO, Mario Lubetkin, asserire che stabilità, pace e sicurezza alimentare vanno di pari passo. Penso che meglio di così non si possa spiegare. E non è forse essendo custodi, essendo padri, che possiamo garantire la realizzazione di tutto questo?
A voi tutti che leggete auguro dunque non genericamente la pace, come se dovesse arrivare da chissà dove, ma di fare la Pace, di attuare la Pace, quella con la P maiuscola, che non si esaurisca con il sorgere delle stelle questa sera, che sia vera, stabile e duratura, eredità per i vostri cari, figli, nipoti e generazioni, ma anche per chi non conoscete, non conosciamo. Che sia Pace di tutti, per tutti, per sempre.
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