IL MATTINO
Le nuvole parlanti
21.11.2021 - 14:37
Andrea Yuu Dentuto
Dentuto ha vissuto undici anni in Giappone, a Tokyo, lavorando un anno per la Telecom Animation Film, all’epoca guidata dal mitico Yasuo Otsuka, l'animatore più rappresentativo dell'anime di Lupin III, lavorando in seguito come mangaka, illustratore ed anche grafico, pittore, arredatore, insegnante d’italiano. Il suo “Maestro” per eccellenza è Monkey Punch, il creatore del manga di Lupin III; i due sono diventati molto amici per più di un ventennio.
Andrea Yuu Dentuto insegna tecniche manga in Puglia e fuori per scuole ed associazioni. Adesso sta tenendo un Master per l’Università di Macerata; è da poco uscito un libro che ha illustrato (“Princigoccia”) mentre ne sta preparando altri due per differenti realtà editoriali. Ha contatti con il Giappone. Partecipa volentieri ad eventi legati al fumetto in tutta Italia per diffondere la cultura del manga e di quella giapponese. Fa parte dell’associazione MOMIJI- Centro di lingua e cultura giapponese presente a Bari e, ovunque, grazie alle lezioni online che vengono effettuate in classi di gruppo o private Al momento sta presentando il tutta Italia il manga in tre volumi “LOSERS”, della Nippon Shock Edizioni, manga vincitore di tre prestigiosi premi in Giappone: una straordinaria storia biografica, dedicata alla creazione di LUPIN III e di altri straordinari personaggi che hanno aperto le porte al manga e all’anime contemporaneo, inoltre sta collaborando con il regista Agostino Di Cio e il musicista Carlo Chiarotti al cortometraggio dal titolo "Jigen Daisuke", le cui riprese si sono svolte a Biccari.
Andrea pare che in Francia i fumetti giapponesi siano molto apprezzati, hanno grandi vendite, eppure anche loro hanno uno stile molto diverso dai manga, come mai da noi in Italia c'è voluto più tempo per apprezzarli secondo te?
Il manga ha meno regole del fumetto italiano nel senso che, agli occhi di uno straniero, si ha subito un impatto con una cultura differente. In realtà la vera differenza sta nella schematicità, la rigidità, del fumetto italiano, legato a una radice troppo fissa e fredda. In Italia gli editori si preoccupano di inventare scrivere e visualizzare una storia, il suo “contenitore” viene spesso messo in secondo piano. Adesso succede meno, ma la radice è ancora quella della storia e dei personaggi, comunque adesso c'è una apertura dell’Italia al fumetto globale, che le ha permesso di avviarsi.
Quali sono secondo te, se esistono, le principali dfferenze tra manga e fumetto italiano?
Con i manga puoi fare di tutto, apre molte possibilità, ad esempio parliamo di una pubblicazione tipo One Punch Man, che è nato da un semplice blog, ma che ha soddisfatto il “palato” dei lettori prima giapponesi e poi di tutto il mondo, cosa che pochi personaggi italiani possono vantare. In Giappone sono numerosissimi casi di questo tipo. Dal punto di vista grafico, sì, le differenze sono importanti. In Italia le linee cinetiche si sono sempre viste troppo poco, i balloon li inseriscono sempre gli stessi disegnatori, i suoni onomatopeici non sono per nulla messi per dare solo un rumore. Per carità, anche gli italiani lo fanno, ma in questa sede sarebbe troppo lungo da spiegare lo spirito con cui per esempio le onomatopee sono viste in Giappone. Tanto ci sarebbe da dire, infatti mi capita di spiegarne l’uso ai miei studenti che pensano che la cosa più importante sia saper disegnare bene. Niente di più sbagliato. Per questo motivo i giapponesi hanno preteso che i suoni onomatopeici non fossero cambiati nella traduzione. Ma con il diffondersi dello studio della lingua giapponese anche i giovani sapranno apprezzare e capirne l’importanza.
Che consigli puoi dare a un esordiente che vuole tentare l'avventura con qualche Casa Editrice giapponese?
Bisogna tenere presente che in Giappone c’è libertà e se tu disegnatore vuoi colpire un editore devi saper trovare qualcosa di nuovo. Quando io ho proposto Lupin l'ho fatto proponendo il mio stile, mettendo il mio essere in quella interpretazione del personaggio, non copiando modelli. I giapponesi cercano la vita dell’autore, dimostrare quello che sei, come se tu sia a scegliere che vestito mettere per un ballo in mezzo ad una piazza.
Hai avuto la fortuna e l'onore di conoscere personalmente il grande Monkey Punch, puoi dirci qualcosa di lui? Com'era nel privato questo grande Maestro?
La prima volta lo incontrai al Lucca Comics and Games, all'epoca, era il 1994, in occasione della sua tappa italiana, avevo scritto con mia moglie un dossier su Lupin III per il mensile Kappa Magazine. Facemmo subito amicizia, poi ci ritrovammo quando andai per lavoro a vivere a Tokyo e da quel momento ci siamo sentiti e frequentati. Era una persona amabile, sorridente e sono onorato di avere avuto la sua amicizia.
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