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Pranzi e cenoni: cosa mangiavano i nostri antenati?

Dal farro alla torta Carthaginensis… per finire con una bella sbornia collettiva. Più di ogni cosa però i nostri antenati erano ghiotti di “garum”, cos’era?

Pranzi e cenoni: cosa mangiavano i nostri antenati?

Quella che oggi consideriamo il piatto forte della cucina italiana, ossia la pasta, non era poi così in voga duemila anni fa. Bevanda dissetante era considerato inoltre – strano a dirsi - l’aceto misto ad acqua. Alla fine delle cene più sontuose poi, stando ad alcune testimonianze del poeta Marziale, aveva luogo la “commissatio”.

Vigilia di Natale è sempre più sinonimo di pasti straordinari, specialità culinarie che durante le feste natalizie si consumano come non mai. C’è chi preferisce una cucina più tradizionale, chi consuma la tredicesima per comprare pesce di tutti i tipi, chi si rifà alla tradizione (più statunitense) del tacchino, chi invece opta per una ‘nouvelle cuisine’ con manicaretti sempre più elaborati. Quale che sia la vostra scelta, una cosa è certa: portate infinite e pance gonfie. Mi piace allora raccontarvi che cosa mangiavano gli antichi Romani durante i banchetti ‘ufficiali’. Tanto per cominciare quella che oggi consideriamo il piatto forte della cucina italiana, ossia la pasta, non era poi così in voga duemila anni fa, quando i cibi che si consumavano di più sulle tavole italiche erano soprattutto pesce, verdure, legumi, orzo, cereali e infine la carne. Più di ogni cosa però i nostri antenati erano ghiotti di “garum”, cos’era? Stando alla testimonianza di Gargilio Marziale, era una salsa semiliquida a base di pesci sotto sale, specialmente teste di acciughe ed erbe aromatiche; una sorta di pastella di acciughe unita ad altre interiora di pesci, dunque, molto molto salata, che mangiavano dappertutto: come antipasto, spalmata sul pane, unita alle altre portate come condimento/contorno e finanche sui dolci (sic!). Altre notizie sui cibi più consumati dai Romani sono reperibili in Apicio, autore di un “Sull’arte della cucina”, da cui si evince che altro alimento assai consumato era il farro; utilizzato per ottenere polenta, zuppa, pane e focacce. A tal proposito, si ricordi che durante i matrimoni veniva consumata, come rito imprescindibile, proprio una focaccia di farro (panis farreus) da cui il nome di “confarreatio” con cui si indicava la cerimonia. Al secondo posto tra i legumi più consumati troviamo i ceci (utilizzati sia per zuppe sia come farina), seguiti dai lupini. C’era poi, tra i condimenti principali, il “moretum”: una salsa di aglio, coriandolo, ruta e formaggio. Per ciò che concerne la carne, non era un alimento consumato tanto quanto il pesce, e in genere si trattava di selvaggina. Tra i dolci, è interessante una ricetta tramandata da Catone: la “torta Carthaginensis”, fatta con formaggio, farina, latte, miele e uova. Veniamo allora alle bevande; certamente al primo posto c’era il vino, sebbene molto diverso dal nostro, infatti la fermentazione non era granché controllata, per cui si beveva più che altro ‘acquavite’ (acqua e vino), talvolta unito al miele (quest’ultimo era un alimento assai presente sulle tavole latine). Bevanda dissetante era considerato inoltre – strano a dirsi - l’aceto misto ad acqua. Alla fine delle cene più sontuose poi, stando ad alcune testimonianze del poeta Marziale, aveva luogo la “commissatio”, ovvero ognuno dei convitati doveva bere tutto d’un fiato delle coppe di vino (tante quante stabilite dal gioco) fino ad ubriacarsi totalmente; inutile dire che vinceva chi resisteva di più.

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Alba Subrizio

Alba Subrizio

«E quel giorno che ha potere solo sul mio corpo e su null’altro, ponga pure fine, quando vorrà, alla mia vita. Con la miglior parte di me volerò eterno al di sopra degli astri e il mio nome non si potrà cancellare, fin dove arriva il potere di Roma sui popoli soggiogati, là gli uomini mi leggeranno, e per tutti i secoli vivrò della mia fama…». Così Publio Ovidio Nasone conclude il suo capolavoro “Le Metamorfosi”; sulla scia del grande Sulmonese. E, allora, eccomi qui a raccontarvi di miti, eziologie e pratiche del mondo antico… che fanno bene anche oggi.

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