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Il mito di Perdix, da inventore del compasso a pernice

Più bravo dello zio Dedalo fu artefice di molte utili invenzioni come la sega e il tornio da vasaio ma ciò gli costò la vita. La pernice è un uccello che vola basso, teme le altezze, memore dell’antica caduta

Il mito di Perdix, da inventore del compasso a pernice

Sebastiano del Piombo, La caduta di Perdice

Ciò che aveva fatto poteva essere celato agli uomini ma non agli dèi che tutto vedono; in special modo ad Atena che aveva visto cadere Perdice, il giovane talentuoso a lei caro, e dunque decise di trasformalo durante il volo in un uccello. Uccello che da lui prende il nome: la pernice

Vi siete mai chiesti chi inventò la sega? E chi il compasso? Il mito narra che il più grande inventore e artigiano di tutti i tempi fu Dedalo, a lui infatti viene ascritta la progettazione del labirinto di Cnosso, nonché quella delle ali di cera che avrebbero dovuto condurre lui e suo figlio Icaro alla salvezza (un Leonardo da Vinci dell’antica Grecia praticamente!). Ma se è vero che la bravura di Dedalo era leggendaria, forse è sconosciuto ai più uno ancora più bravo di lui: suo nipote Perdice (secondo alcune fonti il nome era Calos o Talos). Il mito è narrato ancora una volta nelle “Metamorfosi” di Ovidio (libro VIII), dove si legge che la sorella di Dedalo affidò al grande artigiano suo figlio, affinché imparasse dallo zio ogni arte. In breve tempo il ragazzo si rivelò un ottimo allievo e un sagace osservatore. Si dice infatti che, guardando la dentatura di un serpente (o la pinna dorsale di un pesce stando al mitografo Igino), gli venne in mente di costruire una sega per tagliare il legno; così come «era stato il primo a collegare due aste di ferro con un perno, di modo che, mantenendo tra loro una distanza fissa, l’una restasse dritta e ferma e l’altra descrivesse un cerchio» (praticamente il compasso), e anche il tornio da vasaio. Per queste sue utilissime invenzioni la fama del ragazzo si propagava per quasi tutta la Grecia, al punto che avrebbe potuto oscurare a breve quella dello zio. Motivo per cui, mosso dalla gelosia, Dedalo condusse il giovane sull’acropoli di Atene e dall’alto della roccia sacra ad Atena lo spinse giù, fingendo una caduta accidentale (l'informazione sulla location giunge da Pausania). Ciò che aveva fatto poteva essere celato agli uomini ma non agli dèi che tutto vedono; in special modo ad Atena che aveva visto cadere Perdice, il giovane talentuoso a lei caro, e dunque decise di trasformalo durante il volo in un uccello. Uccello che da lui prende il nome: la pernice (in latino “perdix” appunto). Come spiega il poeta Ovidio «quest’uccello non è in grado di volare alto e non fa il nido sui rami o sulle cime degli alberi, anzi vola raso terra, depone le uova nelle siepi e teme l’altezza, memore dell’antica caduta». Con questa eziologia i nostri antenati latini spiegavano le abitudini e la nascita della pernice, ma al tempo stesso suggerivano anche il contrappasso per il reato commesso da Dedalo. Difatti, il grande architetto fu presto scoperto e processato nel tribunale dell’Areopago; per questo motivo dovette fuggire in esilio a Creta, con tutto quello che poi seguirà. Alla luce di ciò, ecco spiegato, inoltre, perché suo figlio Icaro morirà proprio precipitando in volo, esattamente nella stessa modalità con cui lui aveva posto fine alla vita del nipote.

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Alba Subrizio

Alba Subrizio

«E quel giorno che ha potere solo sul mio corpo e su null’altro, ponga pure fine, quando vorrà, alla mia vita. Con la miglior parte di me volerò eterno al di sopra degli astri e il mio nome non si potrà cancellare, fin dove arriva il potere di Roma sui popoli soggiogati, là gli uomini mi leggeranno, e per tutti i secoli vivrò della mia fama…». Così Publio Ovidio Nasone conclude il suo capolavoro “Le Metamorfosi”; sulla scia del grande Sulmonese. E, allora, eccomi qui a raccontarvi di miti, eziologie e pratiche del mondo antico… che fanno bene anche oggi.

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