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“Per averti farei di tutto…” anche trasformarsi in una pioggia d’oro

Storia della nascita di Perseo e di un oracolo. Perché la voglia di conoscere il futuro o quanto meno di trovare una soluzione ai nostri guai ricorrendo a sistemi poco ‘ortodossi’ ci accompagna da sempre.

“Per averti farei di tutto…” anche trasformarsi in una pioggia d’oro

L. F. Comerre

La voglia di conoscere il futuro o quanto meno di trovare una soluzione ai nostri guai ricorrendo a sistemi poco ‘ortodossi’ ci accompagna da sempre. Spesse volte si leggono notizie di frodi ai danni di chi, nella spasmodica ricerca di una parola di fiducia, si affida a maghi e indovini, non solo sborsando fior di quattrini ma talvolta sottoponendosi a pratiche stravaganti. Non mancano alle cronache episodi in cui sono i ministri (che dir si voglia) di una religione ad alimentare nel richiedente di turno la speranza che - ‘seguendo’ un percorso particolare (con tanto di regole precise) e recitando ad ore cadenzate preghiere varie, etc - la ‘grazia’ richiesta possa avverarsi. Di qui i numerosi pellegrinaggi a santuari e luoghi di culto per avere una ‘risposta’ alle proprie disgrazie. Tale pratica, tuttavia, non è prerogativa del cristianesimo o della religione cattolica; basti pensare che nell’antica Grecia praticamente tutti, almeno una volta nella vita, si recavano a Delfi o ad altri santuari per richiedere responsi agli oracoli degli dèi. Responsi che, però, non sempre erano graditi; è il caso di Acrisio, re di Argo, che, poiché non poteva avere figli maschi, si recò presso un oracolo per chiedere se le cose sarebbero cambiate. Il vaticinio fu che sarebbe stata sua figlia, la splendida Danae, a generare un maschio che, una volta adulto, avrebbe ucciso lo stesso Acrisio. Un bel colpo per il re di Argo (!), che, tornato al suo regno, fece rinchiudere la figlia in una torre, affinché nessun mortale avesse potuto averla o generare figli con lei. E difatti nessun mortale poté possederla, ma Acrisio non aveva fatto i conti con gli dèi, in particolare con quel dio a cui nessuna giovane e bella fanciulla poteva sfuggire: ovvero Zeus. Proprio il sovrano dell’Olimpo si invaghì di Danae e decise di fecondarla trasformandosi in una pioggia d’oro che avvolse e inondò la ragazza, la quale, dopo qualche tempo, generò Perseo. Come fare allora? Acrisio da una parte temeva l’avverarsi dell’oracolo, dall’altra non voleva provocare l’ira divina uccidendo niente poco di meno che il figlio del grande Zeus; quindi pensò bene di abbandonare madre e figlio in mare dentro una cassa di legno. Ma Poseidone su ordine del fratello Zeus placò i flutti, permettendo un facile approdo alla giovane puerpera e al suo bambino. Una volta adulto Perseo divenne un eroe noto in tutta la Grecia per le sue imprese (l’uccisione della Gorgone Medusa, la liberazione di Andromeda dal mostro marino) e un giorno, mentre partecipava ai giochi atletici che si tenevano nella città di Larissa, durante il lancio del giavellotto, colpì accidentalmente un uomo che casualmente era presente: quell’uomo era Acrisio. Al destino non si può sfuggire...

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Alba Subrizio

Alba Subrizio

«E quel giorno che ha potere solo sul mio corpo e su null’altro, ponga pure fine, quando vorrà, alla mia vita. Con la miglior parte di me volerò eterno al di sopra degli astri e il mio nome non si potrà cancellare, fin dove arriva il potere di Roma sui popoli soggiogati, là gli uomini mi leggeranno, e per tutti i secoli vivrò della mia fama…». Così Publio Ovidio Nasone conclude il suo capolavoro “Le Metamorfosi”; sulla scia del grande Sulmonese. E, allora, eccomi qui a raccontarvi di miti, eziologie e pratiche del mondo antico… che fanno bene anche oggi.

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