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Le Danaidi e la pena per chi viola la sacralità delle nozze

Spronate dal padre a uccidere i loro sposi, scontarono il castigo di riempire in eterno d’acqua un vaso che si svuotava continuamente

Le Danaidi e la pena per chi viola la sacralità delle nozze

J. W. Waterhouse, Le Danaidi, 1902

Onora il padre o il marito? Fino a quando il volere del genitore va rispettato? Il mito delle Danaidi direi che è esemplare a tal proposito. Con il nome di Danaidi erano indicate le 50 figlie di Danao, antico re di Libia, secondo il mito, e fratello gemello di Egitto. Anche quest’ultimo aveva 50 figli, maschi però, e dunque il suo intento era farli sposare con le cugine così da unire i regni. Tuttavia Danao temeva la supremazia del fratello e, soprattutto, temeva che si avverasse l’oracolo che gli aveva predetto che la morte gli sarebbe derivata da un suo genero, per cui non voleva assolutamente che le figlie si maritassero e, per tale ragione, fuggì in Grecia, per la precisione ad Argo. Qui, tuttavia, le Danaidi furono raggiunte dai cugini e costrette al matrimonio, così che Danao suggerì ad ognuna di loro di acconsentire all’apparenza ma poi di uccidere durante la notte di nozze ciascuna il rispettivo marito. Così fecero. Eccetto una: Ipermestra. Costei innamoratasi di Linceo, il suo sposo, rivelò l’intento paterno e si dimostrò moglie fedele. Danao, dunque, come aveva predetto l’oracolo trovò sì la morte per mano dell’unico genero che sopravvisse ma come conseguenza del suo gesto nefasto. Secondo una versione del mito Danao fece sposare le altre 49 figlie (rimaste ‘vedove’ e contente) con gli abitanti del luogo, dando origine alla stirpe dei Danai, ovvero altro nome con cui erano conosciuti i Greci nell’antichità. Cionondimeno, si racconta che Linceo a un certo punto vendicò la morte dei fratelli uccisi brutalmente e con l’inganno, uccidendo le Danaidi (eccetto ovviamente la sposa). Le donne scontarono la pena per aver violato la ‘sacralità’ delle nozze anche nell’aldilà; infatti negli Inferi furono condannate a riempire un enorme vaso di acqua ma quanta ne versavano tanta ne usciva, rendendo ogni loro fatica vana, nonché eterna. Oggi, spesso, si usa tale mito, ossia l’espressione “vaso delle Danaidi” per alludere a un lavoro o a un progetto che, nonostante gli sforzi, non arriva mai alla fine e bisogna sempre ricominciare daccapo. Vi siete mai trovati nella situazione di riempire un “vaso delle Danaidi”? E, secondo voi, fece bene Ipermestra o le sorelle?

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Alba Subrizio

Alba Subrizio

«E quel giorno che ha potere solo sul mio corpo e su null’altro, ponga pure fine, quando vorrà, alla mia vita. Con la miglior parte di me volerò eterno al di sopra degli astri e il mio nome non si potrà cancellare, fin dove arriva il potere di Roma sui popoli soggiogati, là gli uomini mi leggeranno, e per tutti i secoli vivrò della mia fama…». Così Publio Ovidio Nasone conclude il suo capolavoro “Le Metamorfosi”; sulla scia del grande Sulmonese. E, allora, eccomi qui a raccontarvi di miti, eziologie e pratiche del mondo antico… che fanno bene anche oggi.

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