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Lara Tacita, quando la maldicenza è punita

Un mito racconta che il nome di Lari, fosse ereditato dalla ninfa Lara, chiamata anche Tacita (poiché era muta), di cui apprendiamo dal libro II dei “Fasti” del poeta latino Ovidio.

Lara Tacita, quando la maldicenza è punita

Si narra che la ninfa Lara avesse sorpreso Giove (sempre lui!) ad ‘amoreggiare’ con sua sorella Giuturna e avesse riferito la cosa alla legittima consorte Giunone; per punire la ‘pettegola’ ninfa, il padre degli dèi ordinò che le fosse tagliata la lingua e dispose che Mercurio dovesse condurla negli Inferi, dove sarebbe rimasta confinata.

Nel nostro precedente articolo abbiamo parlato dei Lari, ovvero delle anime degli antenati defunti che vegliavano sul focolare domestico, ai quali proprio in questi giorni di febbraio si dovevano delle offerte. Un mito racconta che il nome di Lari, fosse ereditato dalla ninfa Lara, chiamata anche Tacita (poiché era muta), di cui apprendiamo dal libro II dei “Fasti” del poeta latino Ovidio. Si narra che la ninfa Lara avesse sorpreso Giove (sempre lui!) ad ‘amoreggiare’ con sua sorella Giuturna e avesse riferito la cosa alla legittima consorte Giunone; per punire la ‘pettegola’ ninfa, il padre degli dèi ordinò che le fosse tagliata la lingua e dispose che Mercurio dovesse condurla negli Inferi, dove sarebbe rimasta confinata. Tuttavia il buon Mercurio nell’accompagnare Lara nell’Ade, approfittando dell’occasione, le usò violenza; dallo stupro nacquero due gemelli: i  “Lares compitales”, ai quali era affidato il compito di vigilare sulle strade della città. Si narra, inoltre, che il rito in onore di Lara/Tacita prevedeva che una vecchia, circondata da fanciulle, ponesse tre chicchi di incenso sotto la porta, poi, dopo aver legato tre fili ad un fuso scuro e si mettesse in bocca sette fave nere. Successivamente, doveva procurarsi un pesce (animale ‘muto’ per antonomasia), arrostirne nel vino la testa cosparsa di pece, per poi bere insieme alle ragazze la bevanda che ne derivava, non senza prima però aver inserito nella bocca del pesce un amo di rame e averla cucita. Il tutto stava a simboleggiare che bisognava essere “mute”, non spettegolare e non diffondere maldicenze, come aveva fatto la ninfa punita. Lara fu associata presto con le festività dei morti, forse perché, essendo muta, rappresentava il silenzio delle anime trapassate. E voi, avete mai usato le parole a sproposito per poi pentirvene amaramente? Del resto, come recita un noto proverbio, la parola è d’argento, il silenzio spesso è oro!

 

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Alba Subrizio

Alba Subrizio

«E quel giorno che ha potere solo sul mio corpo e su null’altro, ponga pure fine, quando vorrà, alla mia vita. Con la miglior parte di me volerò eterno al di sopra degli astri e il mio nome non si potrà cancellare, fin dove arriva il potere di Roma sui popoli soggiogati, là gli uomini mi leggeranno, e per tutti i secoli vivrò della mia fama…». Così Publio Ovidio Nasone conclude il suo capolavoro “Le Metamorfosi”; sulla scia del grande Sulmonese. E, allora, eccomi qui a raccontarvi di miti, eziologie e pratiche del mondo antico… che fanno bene anche oggi.

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