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Il Primomaggio? Gli antichi romani lo festeggiavano con un maiale per Maia

Non solo festa dei lavoratori ma molto di più. Maia era per i latini la divinità simbolo di fertilità e rinascita; difatti è proprio in questo mese che si assiste alla completa rifioritura della natura, delle messi e della vegetazione in genere.

Siamo a maggio e si festeggia con un maiale per Maia

Bartholomäus Spranger, Vulcano e Maia, 1575-1580

Nell’antica Roma si svolgeva per l’appunto una festa dedicata a questa divinità il primo giorno del mese di Maia (cioè il Calendimaggio), durante la quale veniva sacrificato un maiale, detto per l’occasione il “sus Maialis”, ovvero il ‘maiale di Maia’ (dal sostantivo sus = suino e dall’aggettivo Maialis = di Maia)

Con la festa dei lavoratori comincia il mese di maggio, un mese che si apre sotto gli auspici della dea Maia, di cui porta il nome e a cui era anticamente dedicato. Maia era per i latini la divinità simbolo di fertilità e rinascita; difatti è proprio in questo mese che si assiste alla completa rifioritura della natura, delle messi e della vegetazione in genere. Protettrice dei campi, la dea, figlia di Atlante, - secondo la mitologia greca - era considerata la madre del dio Ermes. È probabile che Maia, antica divinità italica, sia stata fusa con la Maia greca, considerata una della Pleiadi. Stando al mito, infatti, queste fanciulle erano compagne della dea Artemide che, per sottrarle alla furiosa libidine del cacciatore Orione che le inseguiva, le trasformò dapprima in colombe (“peleiades” per l’appunto) e successivamente nella magnifica costellazione che conosciamo. Tornando alla Maia romana, lo scrittore Aulo Gellio ne fa la sposa di Vulcano e racconta che il dio ogni anno, alle Calende del mese a lei dedicato (ossia il 1° di maggio), le offriva in dono una scrofa gravida, simbolo di fertilità. Orbene nell’antica Roma si svolgeva per l’appunto una festa dedicata a questa divinità il primo giorno del mese di Maia (cioè il Calendimaggio), durante la quale veniva sacrificato un maiale, detto per l’occasione il “sus Maialis”, ovvero il ‘maiale di Maia’ (dal sostantivo sus = suino e dall’aggettivo Maialis = di Maia). La lingua italiana ha conservato il sostantivo ‘sus’, da cui la parola ‘suino’, ma ha anche ereditato per estensione la parola ‘maiale’ che originariamente non indicava l’animale in sé, bensì era solo l’aggettivo inerente al nome della dea a cui veniva sacrificato (e, di conseguenza, associato). Dunque, nel festeggiare la giornata odierna in nome dei diritti dei lavoratori, non fareste male a mangiare anche un salamino a ricordo della precedente festa romana.

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Alba Subrizio

Alba Subrizio

«E quel giorno che ha potere solo sul mio corpo e su null’altro, ponga pure fine, quando vorrà, alla mia vita. Con la miglior parte di me volerò eterno al di sopra degli astri e il mio nome non si potrà cancellare, fin dove arriva il potere di Roma sui popoli soggiogati, là gli uomini mi leggeranno, e per tutti i secoli vivrò della mia fama…». Così Publio Ovidio Nasone conclude il suo capolavoro “Le Metamorfosi”; sulla scia del grande Sulmonese. E, allora, eccomi qui a raccontarvi di miti, eziologie e pratiche del mondo antico… che fanno bene anche oggi.

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