IL MATTINO
AntichiRitorni
20.02.2016 - 23:53
Sebbene l’amore sia stato da sempre descritto come passione irrazionale, gli antichi sapevano che l’eros (ἔρως) non può essere distinto dalla psyché (ψυχή).
Cuore vs mente, irrazionalità vs razionalità, amore… e psiche. Eh già, sebbene l’amore sia stato da sempre descritto come passione irrazionale che sfugge al controllo dell’individuo, i cui meccanismi, che abitano nei meandri più reconditi dell’inconscio, sono ignari anche al più bravo degli psicanalisti, tuttavia già gli antichi sapevano che l’eros (ἔρως) non può essere distinto dalla psyché (ψυχή). A raccontarcelo, attraverso una delle più belle fabulae a noi giunte, è lo scrittore latino Apuleio (II sec.), che narra di come Psiche fosse la più bella delle tre figlie di un re, talmente bella da essere paragonata da tutti ad Afrodite che, pertanto, decise di punire la giovane (che pure non aveva alcuna colpa) ordinando a suo figlio Eros/Cupido di farla innamorare dell’essere più brutto al mondo. Difatti, vedendo che la più bella delle sue figlie non trovava ancora marito, il re decise di consultare l’oracolo di Apollo che vaticinò che la ragazza doveva recarsi sulla cima di un monte. Psiche obbedì al dio e lì vi trovò un orrendo essere, ma proprio in quel momento Amore la vide, se ne innamorò e decise di farla sua sposa. Psiche fu così condotta in un bellissimo palazzo, dove godeva di ogni agiatezza e dove ogni notte il suo sposo si univa a lei, con la sola condizione che non avrebbe mai dovuto vederlo in volto. I giorni procedevano felici, fino a quando le sorelle di Psiche, prese da invidia, insinuarono in lei il tarlo del dubbio: il suo sposo era forse un mostro? Non resistendo alla curiosità, una notte Psiche infrange il ‘patto di fedeltà’ e con una lucerna spia il dio mentre dorme; inutile dire che s’innamorò ancora di più di lui e mentre si chinava per baciarlo una goccia d’olio ustionò la spalla del dio che, sentendosi ‘tradito’, non ascoltò le suppliche di Psiche e andò via. La bella fanciulla, ritenendosi morta senza il suo Amore, decide di recarsi da Venere in persona (che intanto ha rinchiuso il figlio), la quale la sottoporrà ad una serie di prove, l’ultima delle quali consiste nello scendere nell’Ade e farsi consegnare da Persefone uno scrigno con un unguento di bellezza che non dovrà aprire. Dato che la curiosità è femmina (lo sappiamo bene!) Psiche apre lo scrigno ma, anziché ricevere la bellezza, cade in un sonno mortale da cui però verrà presto liberata da Amore. Fin qui il mito. Ma la storia è fortemente ricca di significati altri, a cominciare dal nome della protagonista: Psyché che in greco vuol dire sia “mente”, sia “anima”. Difatti la ‘fabula’ si può interpretare come un cammino di purificazione dell’anima che dal ‘peccato’ (un “error” per la precisione), mediante una serie di prove, si purifica e raggiunge gli dèi. D’altra parte tutta la storia rappresenta ‘simbolicamente’ il passaggio dall’innamoramento ad un amore maturo in cui l’anima umana acquista consapevolezza di sé. Utilissimo è lo studio di Giulia Gentile, Con Eros e Psiche per le strade dell'Anima*, che evidenzia come, nella prima parte della storia, Amore e Psiche si amano incondizionatamente, di un amore ‘cieco’ (a ciò allude il fatto di amarsi al buio: i due amanti non si vedono come realmente sono); la reggia è un luogo idilliaco, fuori da mondo e dal tempo (ovvero i due innamorati vivono l’uno per l’altro, escludendo il mondo che li circonda ma col quale prima o poi dovranno fare i conti); ma ad un certo punto Psiche vuole vedere chi è realmente colui che ama (ossia vuole guardare in faccia la realtà, rompendo l’idillio); quando lo guarda Psiche lo ama ancora di più (è avvenuto un passaggio fondamentale: la donna ama il suo sposo per quello che è, non più per come ‘immagina’ che sia), ma l’uscita dall’illusione non piace ad Amore che pertanto vola via, tornando dalla madre: «Nessuno infatti osa avvicinarsi alla bellezza dell’anima, nessuno si sente in grado di giungere al suo fondo, anche Eros ne ha paura». Le prove a cui viene sottoposta Psiche sembrano non avere nulla a che fare con l’amore, infatti sono ‘step’ che permettono all’anima di confrontarsi con se stessa, di acquistare consapevolezza di sé: Psiche può ‘veramente’ amare solo se diventa un essere autonomo, perché l’amore (quello vero) è l’incontro di due individualità separate e distinte. Si badi, inoltre, che, durante il suo viaggio nell’Ade, Psiche incontra persone che la supplicano di ascoltarle ma le viene imposto di non badare alle loro richieste: «sono la personificazione del passato che continua a tormentare l’anima con incubi; l’anima può guardare il suo passato senza negarlo, ma deve andare avanti verso il nuovo […] Guardarsi indietro equivale a restare negli errori del passato non compresi». Alla fine Psiche apre il cofanetto di bellezza, un errore? A ben vedere no; la ragazza ha già superato tutte le prove, ha conosciuto l’amore e la morte, si dimostra ‘debole’ solo perché vuole compiacere l’amato (simbolicamente è disposta a morire per lui), «rientrando così in contatto con la sua parte femminile, dopo aver scoperto quella maschile».
*http://www.myggentile.com/p/blog-page_14.html
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