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Pensieri dell'altrove

Niente regali grotteschi, per questo Natale doniamoci il tempo

Niente regali grotteschi, per questo Natale doniamoci il tempo

Nelle recite dei bambini di questi giorni c’è l’emozione dell’innocenza e della scoperta, la novità e il timore nell’esporsi e nell’affrontare gli occhi dei grandi. I grandi, in questi giorni, sono così stanchi di recitare, che il copione diventa quasi grottesco. Braccia spalancate nelle strade, mano tesa due chilometri e mezzo prima di incontrare l’altra, sorrisi sbiancati, auguri sempre uguali, gli stessi, da sempre. La finta fretta nel comprare i regali, la finta gioia nell’entrare nei negozi, la stanca abitudine che diventa un’operazione di mercato. In fondo, nel fare un regalo, io intravedo un perverso esercizio di potere: la propria gratificazione che passa attraverso la dovuta gratitudine del ricevente. Sia un regalo a base di mutandine chic, sia la penna riciclata, sia il maglioncino della taglia sbagliata. Diciamoci la verità, tutti i regali sono superflui ad una certa età, sono norme convenzionali, sono gesti consumati e annoiati dal tempo. Come sarebbe bello regalare un albero, una fettina di nuvola, un frammento di stella, una pietra rotonda, una serata di parole, un incontro di voci, un pezzo di poesia. Un racconto inventato, un saluto inatteso, una carezza lenta, ma più di tutto mi piacerebbe regalare il tempo.

(…e adesso corro a comprarmi la borsa.)

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Commenti all'articolo

  • PaoloMorelli

    16 Dicembre 2014 - 13:24

    Io quest'anno regalo alla mia ragazza il cd di Tiziano Motti, un artista emergente che mi è piaciuto molto per i testi delle canzoni e non per ultimo il fatto che è impegnato in iniziative socialmente utili. http://www.meiweb.it/lon-tiziano-motti-versa-i-ricavi-discografici-in-beneficenza/

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Mariantonietta Ippolito

Mariantonietta Ippolito

Il pensiero è la forma più inviolabile e libera che un individuo possa avere. Il pensiero è espressione di verità, di crudezza, di amore. Quando il pensiero diventa parola il rischio della contaminazione della sua autenticità è alto. La scrittura, invece, lo assottiglia, ma non lo violenta. Io amo la scrittura, quella asciutta, un po’ spigolosa, quella che va per sottrazioni e non per addizioni. Quella che mi rappresenta e mi assomiglia, quella che proverò a proporre qui. Dal mondo di “Kabul” al vasto mondo dei pensieri dell’”altrove”.

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