IL MATTINO
Storie&Geografie
16.12.2012 - 20:37
La persiana è quasi completamente giù. Solo un filo di luce dal basso consente di vedere le mie scarpe. Seduto sul letto, tiro i lacci fino a stritolare i piedi. E chi vedesse da fuori scorgerebbe una scarpa, legata a due mani sconosciute da un paio di lacci.
Il mio cane vede proprio questo. Si è alzata nel buio ma non lo distingue -ormai è quasi cieca- per cercare il suo personale filo d'erba. Le piace farsi accarezzare il muso dalla punta dello stelo. Carezze che ormai non abbiamo più il tempo di farle. Diciotto anni fa l'abbiamo salvata dalla morte sicura. Qualcuno l'aveva buttata nel giardino in un sacco dell'immondizia. Appena nata, disidratata, dissanguata dalle cimici, semi assiderata da una settimana di pioggia in un'estate già stranamente fredda. Morta per morta, l'avevo riempita di insetticida. Pure provata, aveva resistito e aveva adottato tutta la famiglia -mia madre per prima- diventandone la padrona. Ogni sera si addormentava con il capino sul mio piede, finché rimanevo fuori a leggere in una veranda che ora non c'è più. L'avevamo chiamata Lucky, Fortunata. Niente era più adeguato per chi, destinata a morire, aveva invece trovato il suo branco.
Ma ormai sono passati tanti anni. Il dolore e la paura di un tempo, nel suo semplice cuore in bianco e nero sono del tutto dimenticati e la morte, evitata a stento, adesso torna a girare intorno. E si è fatta più cattiva. Tanti anni fa Lucky, senza avere ancora un nome, si sarebbe addormentata e, accogliendola, avrebbe aperto la porta di un sogno comune. Adesso, che il suo corpo non le risponde più, che le zampe di dietro non la reggono, che gira di bolina per raggiungere la ciotola del cibo, adesso è ben sveglia. E ha tanta paura. Lo sento. Quando guaisce, e si rifiuta di mangiare se prima non tocca la mia mano, che ormai non vede nemmeno più e che rintraccia con la forza del desiderio.
Guarda la mia ombra, tutto quello che gli occhi le ridanno, e sembra chiedermi: "Cosa mi sta succedendo? Perché è tutto così pesante e difficile? Amico di sempre, aiutami."
"Stai morendo, sorellina, e non posso farci niente."
Le parlo, e anche se non comprende le mie parole, la mia voce è così triste che non può non capire. E infatti sta ferma. Si calma, mi ringrazia e comincia a mangiare. Le basta una carezza. Per tirare avanti, e rubare un altro giorno alla morte che ha già ingannato. Tanto tempo fa.
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