IL MATTINO
AntichiRitorni
15.11.2015 - 00:11
Francisco Goya (1797)
“Inshallah”, così si intitola un romanzo di Oriana Fallaci, tanto citata in questi giorni quale ‘scrittrice profetica’; “Allah è grande” sono le parole pronunciate dai kamikaze dell’Isis mentre si immolano per “fare il loro dovere”, o meglio quello che credono sia il loro dovere; “Nel nome di Dio” urlavano i crociati quando trucidavano i nemici in Terrasanta. Si tratta solo di terrorismo? Quanti danni ha fatto questo dio? Quanto odio hanno disseminato le religioni monoteiste? Già gli antichi romani temevano quello che da loro era giudicato un vero e proprio “fanatismo religioso”, e il fanatismo si sa può diventare pericoloso. Ma il cristianesimo è stato abile a ricordare ai posteri e alla Storia che il nemico fosse il Romano, il ‘cattivo’ romano, guerriero e assassino, che perseguitava tutti. Questa è la storia che ci hanno sempre raccontato ma a ben guardare il popolo romano era tra i più tolleranti del mondo antico in campo religioso, basti pensare che non ha mai imposto ai popoli conquistati di cancellare i propri culti ma solo di sacrificare anche agli dèi di Roma e giurare fedeltà all’imperatore, seguendo le leggi di Roma; a dimostrazione di questo atteggiamento vi è l’attitudine romana ad inglobare spesso culti di altri popoli: si pensi a quello della dea egizia Iside, della dea orientale Astarte o ai misteri orfici ed eleusini. Perché mai un popolo tanto tollerante doveva avercela proprio con cristiani? Si badi che (tranne atteggiamenti isolati di singoli imperatori che ne fecero più che altro il capro espiatorio di vari crimini), solo a partire dal III secolo, con la persecuzione di Decio, il problema-cristiani diviene una minaccia per lo Stato. Eppure, già precedentemente a questa data, alcuni autori latini esprimevano così il loro giudizio sui cristiani, caratterizzati, a detta di Plinio il Giovane, da «inflexibilis ostinatio» (inflessibile ostinazione), «superstitio prava e immodica» (superstizione balorda e squilibrata), nonché da «exitiabilis superstitio» (superstizione nefasta) secondo Tacito. Oggi queste parole fanno male ai credenti, ma la Chiesa non è sempre stata quella che conosciamo ora, ossia la Chiesa tollerante di Papa Francesco; forse gli autori pagani avevano visto bene a cosa avrebbero portato il fanatismo cristiano, la caparbia convinzione che solo il loro Dio era l’unico dio, l’inflessibilità a vivere in sette, a giudicare chiunque non fosse cristiano peccatore e impuro, a distruggere tutti i monumenti che potevano ricordare il potere di Roma (si pensi alla rimozione dell’altare della Vittoria), fino a generare col tempo, e una volta ottenuto il potere temporale, l’idea di distruggere gli ‘infedeli’ (e tralascio una ‘perla’ come l’istituzione del Tribunale della Santa Inquisizione). Che cosa vi ricordano queste convinzioni? A me tanto quelle dell’Isis attuale. Lungi da noi l’idea di ripristinare i culti pagani (!), il punto è che quando manca un sostrato culturale forte, davvero «il sonno della ragione genera mostri»; cosa ha salvato la nostra civiltà dalla barbarie e dal fanatismo? La cultura classica? La letteratura, l’arte, la musica? Forse sì… in passato.
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