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I pensieri dell'Altrove

Oggi, dimmi di sì

Oggi, dimmi di sì

Dimmi di sì. Perché è il contrario di no, perché é un progetto in corso, perché è una descrizione sintetica della gioia veloce. Dimmi di sì e il viaggio comincia, non da turisti ma da viaggiatori, il tempo si distende, il bisogno si spezza. Un "sì” che fa aprire una storia, che fa felice un bambino, che rallegra un luogo. Il buono di una risposta affermativa è che riempie, fosse solo per un momento. Nutriti da una carezza che si aspetta e da una richiesta che diventa concretezza. Quanti sono gli elementi oppositivi in cui annaspiamo, quante le rinunce e le delusioni, in quanti dispiaceri ci riconosciamo? I nostri giorni sono pieni di negoziati difficili con la pazienza, l'equilibrio, l'efficienza, siamo un deposito di malinconie e contratture, di paralisi del cuore. Ci diamo indicazioni sbagliate perché non siamo adeguatamente strutturati a capire le mappe in dotazione, siamo porosi e vulnerabili. Messi alla prova più dalle negazioni che dalle elargizioni, siamo più indulgenti verso le preoccupazioni che alle occupazioni, le paure hanno il timore di essere dimenticate, l'anima l'abbiamo buttata fra i tasti di uno smartphone o negli Android, le finestre del coraggio le teniamo chiuse. E se mai ci affacciassimo vedremmo le scie chimiche al posto delle nuvole, l'aria inquinata invece della fantasia. Siamo uomini tristi, ci preferiamo così. È vero però che la felicità è faticosa e anche molto stronza. Ti accorgi che l'hai avuta solo quando t'ha già lasciato, e inoltre se ne trova così poca che conviene assottigliare le aspettative e restare in una mediocrità costante, terapeutica, senza troppe endorfine ubriache in circolo nelle vene. Converrebbe essere sempre un po’ anestetizzati e un po’ cinici, a metà fra l'indifferenza e la difesa. Ma oggi dimmi di sì. Come fosse un dono e non una risposta, come se prestassi un momento di attenzione, uno spazio nuovo uguale al peso allegro di una sorpresa. Come se fosse quella soluzione corta davanti a queste attese lunghe. 

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Mariantonietta Ippolito

Mariantonietta Ippolito

Il pensiero è la forma più inviolabile e libera che un individuo possa avere. Il pensiero è espressione di verità, di crudezza, di amore. Quando il pensiero diventa parola il rischio della contaminazione della sua autenticità è alto. La scrittura, invece, lo assottiglia, ma non lo violenta. Io amo la scrittura, quella asciutta, un po’ spigolosa, quella che va per sottrazioni e non per addizioni. Quella che mi rappresenta e mi assomiglia, quella che proverò a proporre qui. Dal mondo di “Kabul” al vasto mondo dei pensieri dell’”altrove”.

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