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Il controverso

Questioni di... lesa maestà

Questioni di... lesa maestà

Quando tutto va bene, vuol dire che niente va bene? Quando non c'è quasi più nessuno che dice le cose come stanno, anche solo tentando di informare, vuol dire che tutto va bene o che, molto più semplicemente, si è tutti, o quasi - come si diceva una volta - "allineati e coperti", anche se preferisco il "fedeli alla linea"?  Ho ascoltato con molta attenzione le parole di Corradino Mineo sull'attuale "stato" dell'informazione. Le sue parole sono state così vere che, immediatamente, hanno confermato i miei pensieri, trasportandoli su scala ben meno vasta, diciamo locale. Ma non è certo dei giornalisti o di chi fa informazione che mi voglio occupare. Troppo coinvolta per farlo e, poi, a differenza di altri, non mi è mai piaciuto partecipare al dibattito di parte, o presunto tale.  Mi voglio occupare di notizie e, soprattutto, delle loro ricadute, efficaci o meno.
Le lenzuolate sfornate dagli uffici stampa, e non certo per colpa degli uffici, ovviamente, troppo spesso non sono notizie. Le vere notizie, per chi le vuol cercare ma soprattutto le vuol sapere, tolta la cronaca, si annidano negli albi pretori. Ci vuole molta pazienza ma li, proprio perché si tratta di atti amministrativi, si può capire bene quel che sta producendo una amministrazione pubblica.  Ma poi succede che, appresa la notizia caso mai leggendo attentamente una determina o il capitolato di una gara, si possa ritenere - fermo restando il rispetto delle norme e della legge ed anzi esaltando il senso della trasparenza degli atti amministrativi - di diffonderla. E' la conoscenza che rende liberi e non sudditi i cittadini, vero no?
Ma qualche notizia succede che, pubblicata, possa dar fastidio. Qualcosa non va o il commento, sempre garbato, nel rispetto delle regole e comunque distinto dalla notizia stessa, puo' aver sollevato qualche dubbio? Le prime reazioni solitamente sono commenti stizziti e, ma poco male, irrigidimenti di posizione. Una sorta di lesa maestà.
Fermo restando che chiunque scriva si assume le responsabilità di quel che scrive, e giusto per stringere ulteriormente le maglie si vuol rimettere mani alle norme sulla diffamazione e ne abbiamo già parlato mesi fa, questo concetto e' ancor più forte quando parliamo dell'amministrazione pubblica. Soprattutto se poi, gli impegni presi, anzi scritti, non sono mantenuti. Un atto pubblico, lo dice la parola stessa, e' un documento ufficiale, dal quale non si può prescindere, tranne che non si decida di integrarlo o revocarlo.
Ma tant'è. Troppo spesso la stessa magistratura, sfogliando i giornali, acquisisce notizie che non sono obbligatoriamente notizie di reato (dovremmo consegnare la documentazione, questo e' certo) e può decidere di, diciamo così, "approfondire l'argomento".
Quante volte sono stati scoperchiati i pentoloni del malaffare, o almeno del favoritismo politico proprio perché qualcuno ha deciso di andare più a fondo? Quante volte la pubblica amministrazione e' stata coinvolta negli ultimi anni in indagini diciamo imbarazzanti? Quante volte succederà ancora?
Ed allora perché sempre più spesso non si è capaci di ammettere di aver commesso una inopportuna leggerezza (comunque lecita) e di tornare sulle proprie giuste posizioni invece di arroccarsi nel ruolo, confidando nel fatto che la memoria dei cittadini sia sempre più breve e, quel che è peggio, accorciandola ulteriormente riempendo di vuoti eventi i silenzi di una città, di una terra che si risveglia comunque sempre più impoverita? Anche la polvere più densa poi dirada.
L'omologazione, il pensiero unico, non sono mai stati una buona notizia. Proprio ieri abbiamo celebrato la libertà, nessuno di noi farà un passo indietro, cantare "bella ciao" ha un senso. Se i partigiani combattevano contro i nazi-fascisti, come ha detto il Presidente Mattarella oggi la nostra battaglia per la libertà e' quella contro la corruzione.
I nostri anticorpi saranno all'altezza di combattere ed uccidere il virus o si autodistruggeranno, lasciando campo aperto al malaffare?

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Daniela Eronia

Daniela Eronia

Di me hanno detto che sono stata una giornalista molto scomoda, poi un'imprenditrice troppo intraprendente. È così: quando una donna si dedica con passione alla città che ama, per renderla migliore, finisce con il creare inquietudini. Per aggiungerne qualcuna in più, torno a scrivere, nel solito mondo. A volte sarà irriverente, altre dissacrante. Sicuramente "controverso". Comunque, se vi fa piacere deciderete voi.

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