IL MATTINO
AntichiRitorni
12.04.2015 - 12:09
C. Maccari: Cicerone denuncia Catilina
Tutti sanno che la vera ‘vis politica’ (ossia la “forza”) risiede certamente nel programma elettorale o, ancor più, nell’appoggio di una fazione più o meno influente a livello nazionale, ma soprattutto nella capacità di riuscire a persuadere e carpire la fiducia dell’elettore.
È tempo di elezioni, è tempo di candidature e, soprattutto, di campagne elettorali, vero ‘banco di prova’ per chiunque voglia fare politica. Tutti sanno che la vera ‘vis politica’ (ossia la “forza”) risiede certamente nel programma elettorale o, ancor più, nell’appoggio di una fazione più o meno influente a livello nazionale, ma soprattutto nella capacità di riuscire a persuadere e carpire la fiducia dell’elettore. Quest’ultimo punto era considerato di vitale importanza nella Roma antica, tanto che il più famoso oratore di tutti i tempi, Marco Tullio Cicerone, scrisse un vero e proprio ‘manualetto elettorale’, il “Commentariolum petitionis”, rivolto al fratello Marco che intendeva candidarsi al consolato, ma più che valido – mutatis mutandis – per tutte le epoche e i generi di elettori. «Considera quale sia la tua città, che cosa tu richiedi, chi tu sia. L'eloquenza ha sempre riscosso una grandissima considerazione: […] presentati a parlare con una preparazione tale, come se si dovesse dare un giudizio complessivo sul tuo ingegno», asseriva Cicerone, che sin dalle prime righe del trattato spiegava che il giudizio ‘politico’ non può prescindere dal giudizio legato all’‘ingenium’ della persona, e al suo saper parlare correttamente. Quante volte sentiamo dire che non serve essere dei ‘letterati’ per fare buona politica ma bastano esperienza e ‘passione’? Nulla di più sbagliato, almeno per i latini, che giudicavano un candidato valido o meno sulla base dell’‘elocutio’; non è un caso che furono proprio i nostri antenati romani a coniare l’espressione “vir bonus dicendi peritus” (uomo perbene, esperto nel parlare) per sintetizzare quelle che dovevano essere le qualità del perfetto ‘civis romanus’. Orbene, benefici, speranza e simpatia devono essere le parole-chiave della campagna elettorale: «Gli uomini sono indotti, anche da benefici di pochissimo valore, a ritenere che ci sia motivo sufficiente per sostenere un candidato; per quanto riguarda quelli che sono a te legati dalla speranza, fa' in modo che il tuo appoggio sembri a loro completa disposizione, e fa' loro comprendere che tu consideri attentamente i loro servigi; il terzo genere di zelo elettorale, è la simpatia spontanea, e sarà opportuno rafforzarla dimostrandoti riconoscente, adattando i tuoi discorsi alle ragioni che sembreranno conciliarti la simpatia di ognuno». Ma veniamo alla parte più interessante. Contrariamente a quel che ci propina la moderna scienza della comunicazione elettorale (ossia “promettere promettere promettere”), secondo il buon Marco Tullio un candidato deve badare bene a non cadere in simili espedienti, che lo condurrebbero a essere considerato nel tempo poco credibile, esorta dunque così: «ciò che tu dovrai fare, dimostra che lo farai con zelo e di buon grado; ciò che tu non puoi fare, rifiutalo in modo affabile oppure non lo rifiutare; la prima è una caratteristica di un uomo buono, la seconda di un buon candidato. Infatti quando ci è richiesto ciò che non possiamo promettere seguendo l'onestà o senza nostro danno, bisogna dire di no cortesemente». Come comportarsi, infine, con gli avversari? «Tre sono le tipologie: la prima, di coloro che hai danneggiato; la seconda, di coloro che non ti amano senza un motivo; la terza, di coloro che sono molto amici dei tuoi concorrenti. A quelli che hai danneggiato chiederai scusa apertamente, ricorderai le circostanze, farai loro balenare la speranza che sarai di pari zelo e interesse per i loro affari, se ti accoglieranno come amico. Verso coloro che non ti amano senza un motivo, ti adopererai nei loro riguardi o mediante favori o manifestando il tuo interesse verso di loro. Anche quelli la cui disposizione d'animo è a te ostile a causa della loro amicizia per i tuoi concorrenti, li compiacerai con gli stessi argomenti dei precedenti e, se potrai farlo credere, dimostra di essere di animo benevolo verso i tuoi stessi avversari». Che aggiungere? Come sosteneva Bernardo di Chartres siamo “nani sulle spalle di giganti” e, dunque, abbiamo molto da imparare da chi ci ha preceduto. Che vinca il migliore!
edizione digitale
Il Mattino di foggia