IL MATTINO
Profeti e Sibille
22.02.2015 - 10:38
In molti entrando a San Pietro in Vaticano, restano abbagliati dalla grandezza delle architetture e dal luccichio di stucchi dorati e marmi traslucenti, ma tante sono le cose che inevitabilmente il visitatore non riescie o non ha tempo di vedere. Una tra queste è sicurtamente il Museo Storico-artistico del Tesoro di San Pietro. Posto di fianco alla sagrestia dei Canonici nel luogo che un tempo ospitava la sagrestia dei Beneficiati, sorge questo scrigno pieno di gioielli. All’interno sono innumerevoli gli oggetti d’arte che si dispiegano alla nostra vista. Uno fra tutti vale senz’altro la visita, è il sepolcro di papa Sisto IV della Rovere scolpito dallo scultore più in voga nel ‘400 a Firenze, il celebre Antonio del Pollaiolo. La sua maschera funebre sembra un ritratto dipinto e quel “letto di morte” circondato dalle Virtù e dalle Muse del Parnaso, è un capolavoro incontrastato di quell’Umanesimo toscano che a Roma trova pieno compimento aprendo alla grande stagione del Rinascimento. Le formelle che omaggiano la Prospettiva e la Musica, da sole scrivono il testamento dell’”arte moderna” tale è l’equilibrio delle proporzioni, l’eleganza della forma e, non per ultima, la maestria della fusione.
Nelle nove sale (se si escludono dei corridoi di passaggio) si possono ammirare paramenti sacri di grande pregio intessuti in fili d’oro e d’argento come la Dalmatica di Carlo Magno, oreficerie tempestate di pietre preziose tra le quali moltissimi diamanti e poi rubini, zaffiri e smeraldi in gran numero, tanto da renderlo il secondo museo di preziosi in Italia dopo quello celeberrimo di San Gennaro a Napoli. Ma nel percorso si possono ammirare anche i candelieri in argento dorato e le icone dei santi Pietro e Paolo, di inestimabile valore, oltre a croci astili, reliquiari della Vera Croce e delle spine della corona del Calvario. Il museo poi è una specie di Sancta Sanctorum della cristianità. Ci sono ovunque reliquie: dalla falange di San Pietro al cranio di San Luca allo splendido frammento di calotta cranica di Santa Petronilla cinta da un diadema di perle. Quest’ultimo è conservato in un reliquiario dorato a castello con le iniziali della santa. figlia di Pietro Apostolo, intrecciate in filigrana d’oro e tempestate di diamanti. Proprio al di sotto della sagrestia dei Beneficiati doveva infatti sorgere il Sepolcro di Santa Petronilla, uno dei sacelli ricordati dalle fonti e costruiti sul fianco della basilica costantiniana abbattuti per far fronte alla nuova costruzione, con quello di Sant’Andrea detto anche la Rotonda (che divenne poi Santa Maria della Febbre che custodì inizialmente La Pietà di Michelangelo, ndr.), si trovano in diversi disegni con le ricostruzioni del Vaticano nei primi secoli.
Nella Sala dell’Angelo poi una teca mastodontica contiene il modello in gesso e paglia, una Statua di Angelo (1673), realizzata da Gian Lorenzo Bernini come modello per uno dei due angeli del tabernacolo della Cappella del Sacramento nella Basilica vaticana.
Una vera chicca del Tesoro è il grande Gallo (datato alla metà del IX sec.) in metallo dorato, proveniente dal campanile della Basilica Costantiniana, edificato durante il pontificato di Leone IV (847-855) ed abbattuto nel 1608. Sempre dall’antico tempio proviene un tabernacolo (1432 ca.) in marmo bianco, attribuito a Donatello, a far avanzare il nome dello scultore fiorentino deve essere stata la qualità della cimasa con il Trasporto del Cristo Morto, scolpita con grande finitezza a “stiacciato”, tipico dell’artista.
Nelle vetrine della terza sala sono esposti anche due bellissimi codici miniati musicali (prima metà del XVI sec.) realizzati per la Cappella Giulia; la cappella musicale, detta così poiché istituita da Giulio II della Rovere nel 1513 che aveva il compito del servizio corale in San Pietro, ed è tuttora esistente.
Infine non si può lasciare il museo senza aver sostato a lungo nella Sala di Giunio Basso (359 d.C.) che è riservata all’omonimo sarcofago in marmo bianco, uno dei più importanti documenti dell'arte e della fede dei cristiani dei primi secoli. Il sarcofago di Giunio Basso proveniente dall'area della confessione della Basilica di San Pietro che accolse le spoglie del prefetto di Roma convertito al Cristianesimo e sulla fronte sono scolpiti episodi tratti dall'Antico e dal Nuovo Testamento con una tecnica scultorea a traforo arricchita dalle finitezze degli altorilievi: un vero capolavoro.
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