Cerca

I pensieri dell'Altrove

Siamo ciò che pensiamo, perciò...

Siamo ciò che pensiamo, perciò...

Attaccati dentro la testa, fissati con la colla della pesantezza, spine che si introducono dentro al corpo capaci di far cambiare tutti i tuoi movimenti che diventano più lenti, aggrediti da un senso di costrizione subita e faticosa. Sono così i pensieri ostili, quelli che non seguono una linearità piatta e rassicurante, quelli che si prendono tutta l'aria, quelli che succhiano tutti gli altri e ne fanno miserabili mosche schiacciate sul pavimento, quelli che sono tuoi e non ne puoi fare scambio con nessuno. Non cedono, non conoscono negoziati, sentinelle scrupolose del nostro malessere che ti avvitano nel loro spazio scomodo. Se provi ad assentarti dall'assedio il grumo si inspessisce, e quando torni lo trovi più aggressivo e più invasivo, così che preferisci guardartelo a fianco piuttosto che dietro, come un nemico da tenere a casa e a cui tentare di abituarsi per non farsi ancora più male. La pesantezza è la percezione del tempo inchiodato al presente, avvolto e paralizzato con i lacci stretti dell'ansia. Nei suoi momenti più acuti ti arroghi l'esoterica pretesa di saper interpretare i segni, così che innocue combinazioni del caso diventano significati di imminenti eventi infelici, di risposte criptate rivelate solo a te, elettivamente scelta dalla voce della grande magia universale. I pensieri negativi si ammassano, sono i generatori di quel marketing specifico delle speranze scappate, di buchi neri affamati, di visioni inguardabili. Durano molto, sono pieni di anticorpi ed in genere, una volta che ti hanno conosciuto, non chiedono più permessi per tornare. Fino a quando, un giorno, arriva il tempo giusto, quello in cui sembra quasi di togliere un tappo ad un lavandino, perché tutto sembra finalmente scorrere liberando gli ingorghi torbidi. E per un po' metti da parte il selfie di un brutto presentimento, di un racconto pieno di squali, di una espressione di paura. La pesantezza compie un atto di doloso potere sulle nostre fragilità, quando arriva la consolazione dell'autostima ritrovata, riconosci la lucidità, la fermezza e l'odore del futuro. La leggerezza è un volo nello spazio ritornato lussuosamente vuoto, è l'ampiezza dello sguardo oltre il muro, è il tempo che non ti preme addosso ma scorre come un'altra occasione da non perdere. E qualche volta, a qualcuno è capitato, si può riuscire a vedere quelle mosche spiaccicate sul pavimento che lentamente riprendono quota

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Il Castello Edizioni e Il Mattino di Foggia

Caratteri rimanenti: 400

Mariantonietta Ippolito

Mariantonietta Ippolito

Il pensiero è la forma più inviolabile e libera che un individuo possa avere. Il pensiero è espressione di verità, di crudezza, di amore. Quando il pensiero diventa parola il rischio della contaminazione della sua autenticità è alto. La scrittura, invece, lo assottiglia, ma non lo violenta. Io amo la scrittura, quella asciutta, un po’ spigolosa, quella che va per sottrazioni e non per addizioni. Quella che mi rappresenta e mi assomiglia, quella che proverò a proporre qui. Dal mondo di “Kabul” al vasto mondo dei pensieri dell’”altrove”.

edizione digitale

Sfoglia il giornale

Acquista l'edizione