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I pensieri dell'Altrove

Certe morti si attraversano solo cantando. Come quella di Pino

Certe morti si attraversano solo cantando. Come quella di Pino

Praticamente io ne ero innamorata. E poiché ero ragionevolmente consapevole che questo amore sarebbe rimasto solo mio, senza possibilità alcuna di reciprocità, era ancora più idealizzato, puro e protetto. Per me, che in quel periodo vivevo nella sua città, era impossibile non essere contagiata dall'attenzione e dal caldo abbraccio che a Pino Daniele venivano offerti come ad uno di famiglia, o di 'vascio' (locazione tipica dei quartieri più popolari, cioè un cosiddetto 'basso'). Perché lui scriveva, pensava e cantava nella sua lingua, una scelta d'amore costante e coerente che lo rendeva omogeneo alla città, al suo mare, alle sue strade, ai suoi odori. Perfettamente compatibile con il respiro delle sue contraddizioni, con le sonorità più intime dei suoi vicoli, con l'anima forte e vulnerabile di un mondo cha ha una cifra umana a parte, non sempre comprensibile. Una città con una rete venosa surriscaldata da un incandescente magma vesuviano, un popolo in bilico permanente fra la rivoluzione e la sfogliatella, il caos e san Gennaro, la libertà del mare e il compromesso con la disciplina. Ma la dolcezza, quella non la metti in conto, frastornato dai clacson e dall' "ammuina", dai semafori 'invisibili' e dall'esuberanza generale, la dolcezza la trovi mollemente distesa nella musica. Nuova, intimista, amorevolmente complice. Se accompagnata da una voce che quasi chiede scusa quando canta, questa dolcezza può diventare arte, sensibilità e commozione. Io, questo 'guaglione' che poco aveva dello stereotipo del napoletano un po' guascone lo apprezzavo molto, anche perché nella sua musica c'era quella elegante malinconia capace di dire le verità, c'era riservatezza e carattere. "Napul è na carta sporca e nisciun se ne importa". Se questo l'avesse detto un altro sarebbe stato detestato, cantato con sincero rammarico da Pino Daniele è diventato un significato. Si sa che normalmente tutti i lutti si appartano e si raccolgono nel silenzio, ma per certi altri ci accorgiamo tutti che l'attraversamento e la celebrazione si possono compiere solo cantando.

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Mariantonietta Ippolito

Mariantonietta Ippolito

Il pensiero è la forma più inviolabile e libera che un individuo possa avere. Il pensiero è espressione di verità, di crudezza, di amore. Quando il pensiero diventa parola il rischio della contaminazione della sua autenticità è alto. La scrittura, invece, lo assottiglia, ma non lo violenta. Io amo la scrittura, quella asciutta, un po’ spigolosa, quella che va per sottrazioni e non per addizioni. Quella che mi rappresenta e mi assomiglia, quella che proverò a proporre qui. Dal mondo di “Kabul” al vasto mondo dei pensieri dell’”altrove”.

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