Un attimo di respiro. Appena si può, regaliamoci un rigo di poesia, un tocco di mani, la decisione di una tregua… Nasciamo fra viscere e sangue, spinte ed acqua. Poi conosciamo la soddisfazione e il benessere del latte, nutrimento e bisogno, dolcezza e sicurezza. E ci addormentiamo fra le braccia, il posto più caldo e avvolgente dopo il ventre, il posto che fa annusare appieno il senso della appartenenza. Mi sono sempre chiesta il perché del non ricordo di questi primi giorni di avvicinamento alla vita, mi sono spesso detta che del bene che riceviamo in quei primi momenti ne avremmo potuto fare scorta, e nel tempo ci avrebbe restituito almeno una traccia di tenerezza. Quanto poco si applica, la tenerezza. Si fa meno fatica ad essere spigolosi, legnosi, che ad offrire rotondità e morbidezze comportamentali e verbali. Siamo sempre in corsa con l'ansia, in competizione con la fretta, in lotta col tempo. Una riduzione sostanziale al nostro star bene, alla necessità di avere cura di se stessi, di volersi bene. E di volere bene. Cioè regalarsi accudimento, ascolto, abbracci, sguardi. Addormentarsi e sapere che chi è con noi lo fa solo dopo che ci ha visti respirare nel sonno, fare una scelta e capire che c'è chi, a fianco a te, avrebbe fatto esattamente come te, piangere e sentire che hai comprensione, raccontare di te e percepire l'appoggio solidale. Volere bene è completezza sentimentale, è circolarità sana di emozioni. Senza il tremore della passione e le tempeste della competizione gelosa, senza eccessi lirici, ma avverti la compostezza e la sicurezza della stabilità. Sentirsi il bene addosso moltiplica le difese immunitarie, ti senti protetto dalle incognite, affronti la luce del giorno senza occhiali da sole e ti metti alla pari con la notte. Coerentemente, se hai il bene, il minimo che si possa fare è diffonderlo, come un virus buono, come uno starnuto pieno di particelle di salute. La forza e le risorse degli uomini sono al di sopra di ogni aspettativa, si intensificano e si addensano come le nuvole: non le puoi toccare, ma arrivano, cambiano forma, si uniscono. E ti portano la pioggia, vita per la terra e vita per la vita. Io credo nel bene, credo nella sua potenza, nei suoi progetti. In fondo, meglio un bene costante e stabile, che lo strapiombo della felicità. Il bene non ti dà l'ansia, la felicità, quando arriva, è sensazione talmente intensa che appena la percepisci hai già il terrore e la quasi certezza) che se ne stia andando. La felicità lascia essenze oppiacee e tachicardie, ma il bene lascia eredità durature e arcobaleni negli occhi. Provo sollievo e consolazione e sono grata a quelle giornate un po' banali e un po' stupide che mi danno il termometro di un buon andamento delle cose, senza scossoni emotivi. E, forse lì, in quella sana normalità, provo anche una timida ed esitante felicità, che mi fa star bene col mio bene.
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Mariantonietta Ippolito
Il pensiero è la forma più inviolabile e libera che un individuo possa avere. Il pensiero è espressione di verità, di crudezza, di amore. Quando il pensiero diventa parola il rischio della contaminazione della sua autenticità è alto. La scrittura, invece, lo assottiglia, ma non lo violenta. Io amo la scrittura, quella asciutta, un po’ spigolosa, quella che va per sottrazioni e non per addizioni. Quella che mi rappresenta e mi assomiglia, quella che proverò a proporre qui. Dal mondo di “Kabul” al vasto mondo dei pensieri dell’”altrove”.