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I pensieri dell'Altrove

Le vie di Amore e Odio lungo le geografie dell'anima

L'odio è un acido corrosivo, flirta spesso con la follia, intercetta il male, lo seduce e gli resta fedele, più dell'amore

Le vie di Amore e Odio lungo le geografie dell'anima

" Prospettive" di Gerardo Amante (Piziarte.net)

La parte migliore dell'amore, quella che nelle intenzioni e nei comportamenti adopera il bene, la contentezza, la generosità, resta la medicina più sana e naturale per ogni ferita della carne, dei respiri. È quella zona che ha una morale 'igienica', cioè pulisce e sana da scorie infettive che fanno di ogni malattia interiore uno stato permanente di ricatto distruttivo, rende onesta la luce dei pensieri, elimina ogni forma di incertezza e la traduce in convinzioni, lava senza supplementi profumati, lucida senza strofinare ma accarezzando. Questa morale morbida e densa protegge il sentimento ed i suoi figli, li fa sentire piccoli ma non deboli, li fa sentire grandi e mai soli. Ti fa sdraiare per terra e ti fa parlare con l'infinito, ti fa riempire il niente e toccare l'aria, ti fa vedere i battiti, ti fa mettere in ginocchio non per punizione ma per gratitudine. Questa morale lavora sulla cura. Duratura, delicata, devota. Ti sostiene le braccia quando tremano, ti porta oltre quello che vedono gli occhi, ti riduce le dimensioni delle trappole delle paure ed è capace di darti proiezioni che ti fanno intuire coraggiosamente il futuro. Ma, per biologica condizione degli esseri umani, la parte migliore dell'amore può essere stravolta e può capitolare in un ambito sentimentale dannoso, può spezzare le speranze, può essere spietata e decidere di frequentare l'odio. E mentre la felicità si dichiara poco, e con pudore, perché si ha paura che si indispettisca e ci abbandoni, la violenza dell'odio si manifesta in quote di visibilità angoscianti. Non so cosa si incastri di così virulento e mortale nei progetti mentali di uomini che intenzionalmente decidono di sopprimere, seviziare, sterminare, terrorizzare. Per esempio entrare in una scuola, guardare in faccia dei bambini, i loro occhi, le piccole spalle, le mani innocenti e uccidere, uccidere, uccidere. Senza provare orrore ma spargendolo, senza sentire il rumore del sangue che cade, ed il suo odore, senza scordarsi di smettere dopo una, dieci, cinquanta, cento corpi che cadono come cose. Erano bambini, erano progetti dell'esistenza, erano vite, erano anime pulite, erano figli. L'odio è un acido corrosivo, flirta spesso con la follia, intercetta il male, lo seduce e gli resta fedele, più dell'amore. Un incidente può uccidere, il fumo può uccidere, la droga, la paura, una malattia possono uccidere. Ma anche un'idea, un'ossessione, una scheggia affetta da emorragia di contagioso  veleno letale. Chiudo gli occhi - sono lontana da Peshawar - fra pochi giorni è Natale - qui ci sono le luci- e gli auguri, e i regali - in tanti altrove è buio... Il dolore non conosce vacanze, né geografie fisiche, politiche, economiche. Ma le geografie dell'anima, quelle si, che le ha studiate e calpestate tutte. (Un abbraccio pieno di pensieri buoni a tutti).

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Mariantonietta Ippolito

Mariantonietta Ippolito

Il pensiero è la forma più inviolabile e libera che un individuo possa avere. Il pensiero è espressione di verità, di crudezza, di amore. Quando il pensiero diventa parola il rischio della contaminazione della sua autenticità è alto. La scrittura, invece, lo assottiglia, ma non lo violenta. Io amo la scrittura, quella asciutta, un po’ spigolosa, quella che va per sottrazioni e non per addizioni. Quella che mi rappresenta e mi assomiglia, quella che proverò a proporre qui. Dal mondo di “Kabul” al vasto mondo dei pensieri dell’”altrove”.

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