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I pensieri dell'Altrove

Il sole nero che inabissiamo dentro

Il sole nero che inabissiamo dentro

Il sole nero, opera (Nino Ninotti, tecnica mista su tela)

Chissà se i pensieri più profondi sono quelli più spontanei o sono quelli più ragionati. Se sono contagiati dalla spiritualità dell'anima o sono i più incauti e spregiudicati perché nascosti, se l'inaccessibilità li rende forti o solo irraggiungibili, se sono sciolti nel mare della libertà assoluta o sono cristalli duri intoccabili. Il senso della profondità produce nel silenzio concretezze, evoluzioni e fermezze, ma anche gratuiti lasciti di disorientamenti. Il profondo è protetto, ma non controllato, vaga fra l'anarchia e la tenacia di progetti, fra la lucidità e la fantasia. Quello che è strutturato laggiù in fondo può seminare germi di felicità esagerate o può fare veramente paura, si scrivono messaggi scandalosi o pieni di dolcezze senza pudori, si evidenziano disagi senza censure o ci si accarezza il cuore per rendere più morbida la vita. Chissà in che stato di sofferenza erano i pensieri più profondi della madre del piccolo Loris. Avevano, questi pensieri profondi e segreti, lesioni incancrenite, toccati da un disamore pregresso  e reiterato, avevano agghiaccianti contenuti violenti, come ragnatele tessute nel tempo da un veleno sputato da un'anima malata. Una madre che uccide suo figlio uccide se stessa una, due, cento volte, uccide la sua parte più intima, offesa da rabbie e da dolori mai guardati in faccia, e attraverso quello che viene ritenuto il bene più sacro mette in atto la vendetta più scellerata e folle che il cuore possa produrre. Chissà (qualora fosse confermata la colpevolezza) se il suo sentirsi sentimentalmente rifiutata da sua madre abbia reso questa donna incapace di avere pietà per il mondo, di avere uno sguardo lucido e non così febbricitante, con una mancanza di un punto luce di riferimento, e se si è solo circondata da zone d'ombra che l'hanno inghiottita. Un sole nero e infetto, che non aiuta a vedere né a far crescere, che non mostra strade ma che fa cadere e ferirsi in modo tanto crudele che gli esiti cicatriziali non guariranno più, come un morbo che ti terrà per sempre sotto il suo controllo. Ma certo una madre che sopprime suo figlio sceglie per sé una morte interiore definitiva, quella che non prevede, per l'eternità, alcuna forma di resurrezione. I pensieri più profondi non hanno colpe, sono innocenti fino a quando non diventano atti che producono sconcerto, dolore, sangue, reati. Per la giustizia umana, fino a questo momento, questa madre è assassina con l'infame aggravante dell'efferatezza. E non c'è pietà nelle parole, forse è nascosta più in fondo, fra quei pensieri segreti e profondi, o forse no. Ma il  profondo sconosciuto anche a noi stessi, come il dolore più sordo, come l'infelicità che corrode, no, non ha colpa. Però a volte è capace di sequestrare tutto di noi e farci viscidamente scivolare, di disgregare i nostri luoghi e di farci smarrire. Dispersi, in un irraggiungibile altrove.

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Mariantonietta Ippolito

Mariantonietta Ippolito

Il pensiero è la forma più inviolabile e libera che un individuo possa avere. Il pensiero è espressione di verità, di crudezza, di amore. Quando il pensiero diventa parola il rischio della contaminazione della sua autenticità è alto. La scrittura, invece, lo assottiglia, ma non lo violenta. Io amo la scrittura, quella asciutta, un po’ spigolosa, quella che va per sottrazioni e non per addizioni. Quella che mi rappresenta e mi assomiglia, quella che proverò a proporre qui. Dal mondo di “Kabul” al vasto mondo dei pensieri dell’”altrove”.

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