IL MATTINO
I pensieri dell'Altrove
30.11.2014 - 10:14
Disegno a matita di Franco Cioni, custodito dalla Galleria Piziarte
Spingi'. In quella sala con le luci grandi, su quel letto con il divaricatore e le lenzuola verdi, in quell'umido pieno di attesa e di dolore lucido, la parola d'ordine è 'spingi'. Spingi, ancora una volta, respira, suda e spingi. Spingendo, lasciamo andare fuori da noi la vita nuova, l'eredità per il mondo, la sostanza del sistema solare. A pensarci dopo, 'spingi' può essere il nostro mantra, cioè il pensiero che tiene insieme le fratture e le fermate che costantemente ci tocca saldare e ri-avviare nel corso della nostra esistenza. Spingere nei progetti, nella società, nel mondo del lavoro, persino nei più stretti ambiti condominiali o familiari. È un continuo farsi avanti da sole, raramente lo spirito collaborativo e corporativistico dei maschi 'spinge' una collega o più in generale una donna, ancor più raramente si porta alla luce (metafora per restare in tema) la oggettiva considerazione che non siamo più incapaci o meno talentuose, più inefficienti o meno abili. Ma molte volte, per grave sciatteria mentale o abitudini trasmesse per irritante ipocrisia sociale, l'opinione prevalente è che le strade a quattro corsie siano appannaggio esclusivo dei nostri compagni di viaggio, a noi toccano le complanari, o quelle sterrate con i buchi. 'Spingi'. La verità è che ci spingiamo autonomamente, e abbiamo imparato a farlo in intimo silenzio, quel silenzio complice e produttivo, quello che è nel nostro profondo più rappresentativo e denso di storie d'amore antiche. Quel silenzio che non è felicità, ma neanche vuoto inutile, è compagnia, continuazione di un progetto intimo, è la forza sostitutiva e segreta di tante bugie sentite senza alcuna convinzione di reversibilità. 'Spingi'. E fra un respiro ed una contrazione, fra sangue mescolato ad acqua, vengono accolti, accarezzati e amati anche quelli che da grandi poi violentano, ci ammazzano, ci brutalizzano. I nostri figli, la nostra fusione cellulare e sentimentale, la nostra spinta senza ritorno, la nostra piccola persona che prende respiro. Dove si sbaglia, dove ci si incastra, dove individuare il nodo non sono valutazioni semplici, e in ogni caso non è questione che riguardi soltanto chi ha alimentato per nove mesi il cordone ombelicale. Ma fa male doverla 'sentire' solo una nostra mostruosità. Così, ha poco senso una data appena trascorsa, quella del 25 novembre, giornata internazionale contro la violenza alle donne, se la ragione declinata al maschile non sposta lo sguardo verso l'ampiezza dei sentimenti ed il suo necessario apprendimento. Verso la tenerezza che ricompensa un giorno passato al buio, verso la gentilezza nelle notti senza ore e senza risposte, verso una mano che chiede solo di essere accompagnata… Spingi. E spingeremo ancora, il mondo non si stancherà di chiedercelo e noi di avere quella forza levigata da una conosciuta paura. Quella secolare e faticosa paura che un po' ci passa, un po' non passerà mai.
edizione digitale
Il Mattino di foggia