IL MATTINO
I pensieri dell'Altrove
23.11.2014 - 11:04
Non mi muovo molto a mio agio nei temi politico- sociali. Ho idee pacifiste, non sopporto i vuoti parolai, ho considerazione altissima della politica fatta da quelli che stanno sul campo e sui problemi, non dietro o davanti, credo che la gestione della res pubblica sia cosa seria e imponga onestà intellettuali e morali che spesso sono in rotta di collisione col mondo che non si vede oltre le comode sedute delle poltrone. Io comunque preferisco il mondo interiore. Lo conosco meglio ed è zona che pratico assiduamente, ma come parte civile di questo mondo e di questa terra ascolto, vivo e subisco le vicende che ci circondano (circondano, proprio come i nemici di una guerra).
Le bombe a Foggia di questi giorni sono un attacco fisico alle saracinesche, alle attività, ai gestori, alle paure, alle referenze cosiddette istituzionali, ma non so e quindi mi chiedo: quanto, onestamente, in termini di verità oggettiva questi gesti intimidatori e selvaggi possano fortificare o infiacchire il senso etico di una città? Questa città, per me che vengo dalla provincia, appare umorale ed in cerca di precise identità, sembra appoggiarsi ai bordi di un suo carattere un po' rude e un po' sciatto, sostanzialmente scontento e a tratti inospitale. Sembra un posto dagli orli scuciti, ci vorrebbe un'attenta ricamatrice che si presti gratuitamente e amorevolmente a ricongiungere i lembi, o un volenteroso chirurgo devoto non tanto alla sua professione, ma al significato intimo della sua professione, e che metaforicamente possa riportare questi tessuti lacerati ad una compattezza originale fiera ma scordata, ricostruendo con cura e coscienza una grana nuova, restituendo alla pelle il decoroso aspetto per farsi guardare e ricordando, durante e dopo l'intervento di sutura, che le ferite si devono curare con severa professionalità e che a volte serve l'audacia e l'intuito intelligente dei temerari per evitare infezioni dilaganti. La città è una struttura delicata e sfuggente, quando dorme bisogna controllarle il respiro e il sonno, quando è sveglia bisogna darle delle regole, quando la si incontra bisogna ricordarle che si può imparare ad essere educati, quando si ammala non bisognerebbe avere paura di sapere quale è il male, e se il male comincia a seminare paura farle capire che si ha il potere di cambiare le cose, che si sostituisce la paralisi dell'indecisione con il movimento della reazione sana, la sedazione con le idee coraggiose che la sorreggeranno al risveglio. Non c'è un momento giusto per voler bene ad una città, in fondo la città è 'solo' un luogo pieno di uomini, di anime, di storie. Riuscire ad averne cura é come avere attenzione per le nostre stanze, i nostri progressi, i nostri desideri, i nostri ricordi storici e familiari. Avere cura del suo nucleo più intimo, quello morale, significa costruire fiducia, significa non mentire, significa sentirsi a casa anche in una strada mai percorsa.Tutto è incastrato, ma tutto è una scelta. E se si sceglie di salvare la vita ad una città, si salva anche l'orgoglio di tutti gli uomini che la vivono.
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Il Mattino di foggia