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I pensieri dell'Altrove

Noi, instabili coincidenze tra un "si" e un "no"

Ci vogliono quattro, cinque secondi per prendere alcune decisioni: vado non vado, lo dico non lo dico, lo faccio non lo faccio. Sono quegli ultimi secondi che hanno dietro ore e forse giorni di pensieri, riflessioni, conflitti

Noi, instabili coincidenze tra un "si" e un "no"

Opera di Antonio De Chiara (Galleria Piziarte.net)

Continuiamo a credere di scegliere, e in quei  quattro, cinque secondi, che per le teste veloci possono anche diventare due, ci sentiamo pieni di quel protagonismo necessario che ci dà autoreferenzialità e nutrimento. Le scelte talvolta le subiamo, ma continuiamo a credere e a praticare il culto dei secondi decisivi.

Ci vogliono quattro, cinque secondi per prendere alcune decisioni: vado non vado, lo dico non lo dico, lo faccio non lo faccio. Sono quegli ultimi secondi che hanno dietro ore e forse giorni di pensieri, riflessioni, conflitti. Ma quegli ultimi sono quelli che fanno prendere le strade. Resto convinta che sono le scelte a scegliere noi, o disegni indecifrabili e distanti che ci prendono  per mani (o per i capelli) e ci conducono, a volte ci strattonano, verso una direzione che a noi pare aver determinato, ma il fatto vero è che già da lontano la direzione aveva puntato noi. Mi viene spesso in mente quel gioco che facevo sulla 'settimana enigmistica' e che non so esista ancora: c'era una vignetta, in bianco e nero, c'erano decine di puntini e ad ognuno era assegnato un numero. I puntini si dovevano congiungere e tratteggiare fino a formare un disegno di senso compiuto. Provavo sempre una grande soddisfazione alla fine, primo perché avevo a che fare con i numeri che non mi amano, poi perché ritenevo di essere stata brava ad aver realizzato una forma di arte. Niente di più illusorio, non c'era alcuna reale abilità in quello che avevo fatto, era già tutto 'sotto' e forse anche intuibile, avevo solo tirato linee, pure storte, guidata da numerini che producevano tracce già composte. Ecco, io mi sono fatta l'idea che le cose vanno sempre come devono andare, con  leggere sterzature da parte nostra, ma fondamentalmente ad un certo punto accadono fatti che solo lì, in quel luogo e in quel tempo possono dover accadere. Puoi scegliere un paio di scarpe o un nuovo taglio dei capelli, di andare a mangiare la pizza o la bistecca, ma se vuoi essere puntiglioso e trovare le complessità divergenti anche nelle scelte stupide, ti puoi dire che quel paio di scarpe è stato scelto perché in quella vetrina era quello che più ti piaceva, magari in un grande negozio di Milano avresti potuto scegliere meglio o altro. Siamo tanti, tanti figli adottati da questo generoso caos che è la vita, a tratti ci sentiamo in un ritrovo di foglie cadute, un rifugio di vuoti, un bar di passaggio, in un posto dove ci si sente esposti, in una fede dove andare a nascondersi. Ma continuiamo a credere di scegliere, e in quei  quattro, cinque secondi, che per le teste veloci possono anche diventare due, ci sentiamo pieni di quel protagonismo necessario che ci dà autoreferenzialità e nutrimento. Le scelte talvolta le subiamo, ma continuiamo a credere e a praticare il culto dei secondi decisivi. Lasciamoli  passare, passeranno comunque, tanto quanto passeremo noi, instabili e difettose coincidenze, in antico assetto mobile fra un si ed un no, l'orizzontale ed il verticale, il cominciare ed il finire. Fra l'amore e la morte. 

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Mariantonietta Ippolito

Mariantonietta Ippolito

Il pensiero è la forma più inviolabile e libera che un individuo possa avere. Il pensiero è espressione di verità, di crudezza, di amore. Quando il pensiero diventa parola il rischio della contaminazione della sua autenticità è alto. La scrittura, invece, lo assottiglia, ma non lo violenta. Io amo la scrittura, quella asciutta, un po’ spigolosa, quella che va per sottrazioni e non per addizioni. Quella che mi rappresenta e mi assomiglia, quella che proverò a proporre qui. Dal mondo di “Kabul” al vasto mondo dei pensieri dell’”altrove”.

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