IL MATTINO
I pensieri dell'Altrove
17.08.2014 - 10:03
Scrivo, e ho di fronte il mare. Quello delle otto di mattina, quando ancora non c'è neanche il bagnino, quando la fila degli ombrelloni è ordinata e i lettini sono tanti soldatini distesi. La sabbia senza impronte, una nave da crociera verso la Grecia, qualche onda delicata. Sola, ma non in solitudine. Quello sfondo blu giù in fondo, che si mescola all’azzurro chiaro dell’aria, traccia una linea rotonda, lo sguardo si sente abbracciato, non c’è una fine precisa dei confini e se c’è vive di confini di luce e di spazi, di pensieri e di acqua. Non c’è solitudine, piuttosto un potente senso di libertà, di sottile felicità veloce, di gratitudine al silenzio, di appartenenza al nulla e di distacco dal tempo delle ore. Fra un po’ le voci, il traffico delle creme, le postazioni per prendere il sole, i secchielli e le palette dei bambini, il bagnino che saluta tutti senza conoscere nessuno, il via vai come un piccolo esodo da nord a sud e viceversa sulla battigia. E poi tutti come ubbidienti scolaretti con i tablet o gli smrtphone in mano a fare i compiti: leggere, scrivere, telefonare. Una volta, sotto gli ombrelloni, ci si conosceva, si parlava del tempo, delle cose della vita, dei figli. Ora stiamo tutti chini a smanettare, sedotti irrimediabilmente da un “touch” che ci fa risparmiare voce e impegno per una conversazione qualsiasi. Meglio un messaggio che un approccio col vicino, meglio uno scambio con la tastiera che una comunicazione con un umano. Divisi fra la nudità della pelle e le schermature dell’anima, siamo pieni di informazioni e poco interessati ad uno sguardo nuovo, più felici per un clic inviato che per un “buongiorno” dato. Solo i bambini restano ancora curiosi e attratti da una mano, da una faccia, un invito ad avvicinarsi. Se gli presti attenzione dopo un po’ sono capaci di regalarti l’escavatore di plastica rossa o il ciuccio, noi, fra grandi, ci potremmo al massimo scambiare l’indirizzo mail. Ma io parlo, mi giro, intercetto gli “antichi” nostalgici della parola come me e parlo, avendo sempre risposte ampie e lunghe, soddisfacenti conversazioni da spiaggia che sconfinano, talvolta, nei dialoghi più profondi. Resta solo da capire se ti dicono le cose perché ispiri fiducia o perché sono cose che dette ad una persona che non vedrai più sono come un fazzolettino che hai riempito e che poi butti via sentendoti solo un po' più alleggerito. Non lo so, le vacanze durano poco, meglio non farsi troppe domande. Tanto, fra qualche minuto, se le porterà via al largo il mare.
edizione digitale
Il Mattino di foggia