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Pizza o libro? Date retta a Benjamin Franklin

Pizza o libro? Date retta a Benjamin Franklin

Un caffè al mattino (90 centesimi), un panino o tramezzino a pranzo (2 euro), un gelato la sera (2 euro). Diciamo che, essenzialmente, mettiamo in conto 5 euro al giorno per mangiare che, insieme al vestirci, consideriamo beni di prima necessità per poter vivere. E per pensare, scegliere, decidere, agire, quanto investiamo? Quanto siamo disposti a spendere per nutrire la nostra intelligenza di informazioni (notizie) e, quindi, conoscenze (formazione) indispensabili a raffinare la nostra crescita? Senza necessariamente disporre di dati statistici, basterebbe mettere a confronto il numero (e il volume d'affari), da un lato, di bar, ristoranti, pizzerie con quello, dall'altro, di edicole, librerie, agenzie di viaggio - viaggiare è crescere mentalmente -, laboratori teatrali e artistici, per realizzare da che parte pende la bilancia dei valori della nostra comunità. Si, perché in definitiva è una questione di valori: cioè, di cosa riteniamo essere più importante per la nostra vita e quella dei nostri figli. Se doveste scegliere, tra una pizza e un libro o uno spettacolo teatrale, cosa scegliereste? Cosa scegliereste tra l'ennesimo vestito griffato e un viaggio alla scoperta di luoghi ed emozioni mai conosciute, o un corso di formazione?
Ai cafoni che gli rimproverano di aver speso i pochi soldi che s'era guadagnato per comprare un vocabolario, invece di un piatto di carne e maccheroni, Giuseppe Di Vittorio risponde rudemente, persino: «Alla fame siamo abituati. È all'ignoranza che non siamo abituati: dovete capire che la fame dipende dall'ignoranza; quando avremo superato l'ignoranza, avremo risolto anche i problemi della fame». La scolarizzazione di massa realizzò l'uguaglianza sociale distribuendo a tutti armi pari per affrontare l'eterna sfida all'ignoranza: partendo dal "saper leggere, scrivere e far di conto", si distingue e si eleva, conquistando condizioni migliori di vita per sé e la propria famiglia (procurando, di conseguenza, stimoli e valore aggiunto alla comunità in cui vive), solo chi sa nutrire la propria curiosità di conoscenze, ruminarle e secernere opportunità e strategie di crescita individuali e collettive.
Non è complicato, è una questione di abitudine. Abbiamo realizzato una conquista sociale, con l'abitudine di prendere il caffé al bar; non quella culturale, con l'abitudine di comprare il giornale. Misuriamo il benessere economico con la possibilità di mangiare la pizza almeno una volta a settimana, mentre trascuriamo quello mentale con l'acquistare e leggere almeno un libro al mese. Siamo abituati a pagare la ricarica del telefonino o la bolletta del collegamento ad internet, ma non rientra nelle nostre abitudini ripagare il lavoro di chi fornisce notizie e contenuti in rete, utili nel realizzare quella democrazia che, come diceva il filosofo e storico francese Alexis de Tocqueville, «può unicamente appartenere ad un popolo informato». Un esempio? Nelle comunità culturalmente evolute, i giornali sono avvertiti, a far capo dalla classe imprenditoriale (vedasi Triveneto), come patrimonio collettivo d'identità sociale; da noi sono percepiti come il surrogato di teoresi politiche o dell'ignavo sottobosco paraistituzionale (imprenditori, professionisti, etc. etc.) che vi si alimenta, ben guardingo dal realizzare quella democrazia partecipativa dell'informazione che auspicava de Tocqueville. Eppure, nella scelta tra una pizza e un libro, tra un gelato e un giornale, tra un altro vestito e un viaggio, rimane ancora così inconsueto realizzare che, come diceva Benjamin Franklin, uno dei padri fondatori degli Stati Uniti, «L'investimento nella conoscenza paga sempre il più alto degli interessi». A cominciare dalle piccole scelte/abitudini di ogni giorno.

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Antonio Blasotta

Antonio Blasotta

Alla passione per la scrittura e la comunicazione ho dedicato il mio tempo, senza mai risparmiarmi. Così, da quando avevo 15 anni, ho scritto per diversi giornali (Puglia, La Gazzetta del Mezzogiorno, il Roma), ho diretto la prima tv di Foggia, Teleradioerre; ed ho finito con il fondare la Casa Editrice "Il Castello", che, oltre ad editare diversi libri, pubblica "Il Mattino di Foggia". Divido la mia vita tra la passione editoriale e quella per la formazione relazionale e direzionale, essendo Master Trainer con licenza USA di PNL.

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