IL MATTINO
I pensieri dell'Altrove
27.07.2014 - 09:53
Non ho grandi certezze. Se non il mio nome ed i miei pensieri. Tutto il resto, anche di me, sto pensando da un po' che non mi appartiene più di tanto. Il tempo si prende i miei anni, le situazioni scelgono strade proprie, la vita cambia le vite. Da giovane non sopportavo le indecisioni, ero sempre poco possibilista, poco tollerante, ero 'sei con me o contro di me'. Una guerra quotidiana, accesa dai sentimenti e da un carattere con dentro l'ingerenza dell'intemperanza, dal terrore delle perdite e delle sconfitte e da una discreta, ansiosa intelligenza che non mi metteva mai in una circostanza di pausa o pacata riflessione. Le incertezze, adesso, me le ritrovo sulle braccia meno toniche, numerose e pesanti sulle spalle, visibili come le occhiaie sulla faccia, faticose nelle gambe, di me nella testa. Ragiono di più sulle cose, provo a sistemarle in un preciso scaffale mentale con le etichette, ne conosco i pesi specifici, a volte le prevedo, ma la misura raziocinante non è sempre sufficiente a contrastare la più solida eventualità che mi affidi all'incertezza. Cerchiamo sempre di stare in pace, noi e l'emotività, noi e le paure, noi e le domande, ognuno cerca di vedere le cose nel modo meno scomodo possibile, ma proprio nel momento in cui, parando i colpi, collezioniamo esperienze e sapienze, in misura inversa ci si accosta cautelativamente all'idea del non sapere, o sapere poco, o sapere con elevati indicatori di insicurezze. Si, certo, non vale per tutti, l'odore della saccenza è più seduttivo e protettivo di quello della lucida consapevolezza dei limiti umani e spesso, per questo, si incorre nella suprficialità, nel ritenere cioè che il sapere o la saggezza non abbiano orli disuniti, non abbiano virgole dubitative, non conoscano pentimenti o indecisioni laceranti. Io penso che la vera condizione della saggezza è la convivenza stretta con i nostri dubbi, è la convinzione che il nostro andare avanti a volte è anche un movimento automatico e necessario solo perché diversamente muori, è il nostro tentare, cercare o sperare di sapere, conoscere, per avvicinarsi alle cose e renderle più innocue e familiari. Niente di quello che vorremmo per stare bene per sempre sarà mai nostro veramente, perché quello che desideriamo un giorno può non esserlo più la notte dopo, e quello che ci appare come una certezza, un'ora dopo è nuvola primaverile pigra e leggera che aspetta solo un nuovo vento che la porti da un'altra parte del mare. Siamo così, elementi umani solidi in una condizione e precipitosamente fragili in un'altra vicina. Certo, sarebbe utile agire sapendo, sarebbe consolante non dover chiedere test di verifica, sarebbe poco rischioso se non ci fossero mai prove, sarebbe un morbido viaggio solo nei desideri, se non fossimo frenati dai dubbi e dalle ferite. Io, non ho alcuna certezza, se non il mio nome ed i miei pensieri. I miei errori e le mie acute emozioni. Ma se per un attimo potessi pensare di rinascere, un'altra sola certezza io ce l'ho: mi piacerebbe rinascere vento. Quello che porta la neve.
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