Le parole silenziose si chiamano pensieri. I pensieri, quindi, abitano il silenzio, lo conoscono, gli fanno compagnia, lo curano. Nel silenzio dei nostri pensieri riusciamo a non mentire quasi mai. Grattacieli di parole che miracolosamente si concentrano in un respiro di cielo che vive nella nostra testa, neuroni in movimento perpetuo, assemblaggi di progetti, di programmi, di idee. Tutto in un mondo di densa sostanza cerebrale ed emotiva. Molto complessa, affascinante, inquietante, perché la logica e la ragione si misurano alla pari con le sensazioni e le percezioni. Nel silenzio si insinuano pensieri criminosi ed innocenti, delicati o pornografici,visionari o estremamente concreti. La forma del silenzio non ha un disegno, è una sofisticata tessitura di aria e movimento immobile, di rumori in bassa frequenza nel petto, che sembrano battuti di cuore, ed energia che non conosce pause o risparmio. Il silenzio ha una sua liturgia imponente e rigida: occorre allontanarsi dal mondo, diventare sordi alle sirene, concedersi un abbandono nel profondo, senza temerlo. E così, scivolando in un viaggio segretissimo, può diventare di volta in volta una riflessione, una scelta, un aiuto. Le pause della nostra vita in cui non siamo nel rumore sono i momenti in cui finalmente siamo solo di noi stessi, della nostra intimità, della nostra onestà. Quando ci avviciniamo ad una saturazione di gesti, di situazioni, la risorsa sostitutiva è ritirarsi in una bolla di apparente, macroscopico niente, eppure cosi pieno di ricami invisibili, di cristalli sparsi. Ci sono uomini capaci di meditazione, perfezionata nel tempo, che diventa stile di vita o scelta etica, difficile da praticare e impossibile, ai più, da comprendere. Perché colpisce a volte il silenzio più di tante parole. Cattura la sua essenzialità e la povertà di orpelli, diventando un gioiello leggero in transito fra i tessuti nervosi e la atarassia propria della quiete. Nel silenzio voli, o muori. Ti cerchi a fondo senza compromessi, ti giudichi, ti approvi, ti recuperi. Oppure, nel silenzio, ti perdi. E questa può diventare, per ognuno di noi, la opportunità perfetta per ritrovarsi.
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Mariantonietta Ippolito
Il pensiero è la forma più inviolabile e libera che un individuo possa avere. Il pensiero è espressione di verità, di crudezza, di amore. Quando il pensiero diventa parola il rischio della contaminazione della sua autenticità è alto. La scrittura, invece, lo assottiglia, ma non lo violenta. Io amo la scrittura, quella asciutta, un po’ spigolosa, quella che va per sottrazioni e non per addizioni. Quella che mi rappresenta e mi assomiglia, quella che proverò a proporre qui. Dal mondo di “Kabul” al vasto mondo dei pensieri dell’”altrove”.