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I pensieri dell'Altrove

La Morte? Sbattetele contro!

La Morte? Sbattetele contro!
Forse neppure quel Dio, a cui si erano tutti raccomandati prima di attorcigliarsi sui barconi dell'orrore, ha potuto ascoltare la paura prima di annegare, il terrore dell'affondo nelle acque nere, l'arrivo della fine senza aver mai avuto e conosciuto nessun tempo di mezzo. La Morte quando arriva non rifiuta nessuno, fossero uno o trecento, fossero padri, fratelli, mamme, bambini. C'è da chiedersi dove ci sistema, in così tanti e così, a volte, tutti all'improvviso. Come nelle guerre, nelle carestie, nelle miserie di ogni giorno, non c'è urlo che La spaventi, non c'è sguardo pietoso che La faccia indietreggiare, non c'è preghiera che La indebolisca. Arriva, sparge sangue o dolore, ruba nelle case, impolvera letti che si svuotano, fermi e decorativi, come certi monumenti che poi restano per sempre senza restauri. Crea assenze a cui non riconosce assistenza e partorisce mancanze, prontamente e terapeuticamente sostituite da inquietanti fotografie (viste poi) di feste di compleanni, di matrimoni, o dell'ultimo Natale con l'ultima fetta di panettone e lo scontato regalino inutile appena scartato. Certo che bisognerebbe stare in guardia, evitare i "pericoli", non fare i cattivi, farsi trovare sempre con la biancheria intima pulita, e anche non rammendata, cercare di non odiare per non lasciare tracce troppo evidenti di veleno e provare ad essere, almeno un po', ma proprio un po', persone speciali e non ordinarie per non essere dimenticati subito dopo la irrinunciabile "messa degli otto giorni". Ci impone regole inflessibili, la Signora, e non sono trattabili. Non ci sono transazioni ma accettazioni assolute; non avvisa, non manda messaggi, non chiede permessi perché ogni luogo può essere un Suo luogo, ogni tempo il Suo tempo. Costruiamo storie con dentro la cura per la vita, la pazienza per imparare a sopportarla; costruiamo case per dare sostanza ai nostri amori, ci impegnamo a guardare al futuro perché è in lontananza che si mostra la continuità, eppure la misura fra noi e il mistero non è mai così tranquillamente e confortevolmente distante. A me, onestamente, non spaventa il quando, mi terrorizza il come. Ma quando avverrà, vorrò (vorrei) farmi trovare insolente e intelligente. Precisa e solida. Curiosa e preparata. Sufficientemente decorosa e vorrei non avere mani troppo grinzose. I miei capelli a posto e senza il pigiamino dei moribondi. E infine vorrò (vorrei) impertinentemente e fintamente sbadata andarLe  a sbattere contro. Così come ora capita qualche volta con gli umani, quando c'è il traffico di vita intensa nelle strade delle città.

 

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Mariantonietta Ippolito

Mariantonietta Ippolito

Il pensiero è la forma più inviolabile e libera che un individuo possa avere. Il pensiero è espressione di verità, di crudezza, di amore. Quando il pensiero diventa parola il rischio della contaminazione della sua autenticità è alto. La scrittura, invece, lo assottiglia, ma non lo violenta. Io amo la scrittura, quella asciutta, un po’ spigolosa, quella che va per sottrazioni e non per addizioni. Quella che mi rappresenta e mi assomiglia, quella che proverò a proporre qui. Dal mondo di “Kabul” al vasto mondo dei pensieri dell’”altrove”.

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