Tutti i giornali ed i telegiornali davano ierii in prima pagina l'inchiesta sulle modalitá del parto condotta dall'Agenas (l'agenzia delle regioni), per conto del ministero della Salute. Troppi tagli cesarei, sentenzia Balduzzi. "Una truffa i parti cesarei ingiustificati" titola la Repubblica, si presume un danno per lo stato di circa 85 milioni di euro. Insomma dati " sputtanati" stile tabloid inglese di gossip. Per un cittadino qualunque leggere questi articoli e ascoltare questi servizi, significa alla fine, convincersi che gli ostetrici o sono incapaci o sono truffatori. Sarà così.. Un momento, invece che sbattere i numeri in prima pagina, come in ogni statistica che si rispetti bisogna valutare la realtà oggettiva nella quale vanno contestualizzati. Mi dicono che Balduzzi, tra l'altro, è anche medico. Chissà se sarà vero, se è vero di certo non credo abbia mai vissuto tre giorni in una Divisione di Ostetricia. Con tutto il rispetto possibile, Sig. Ministro, prima di fare certe dichiarazioni, ci rifletta ...da medico prima e da politico dopo. Proviamo a fare un po' di chiarezza, in maniera asettica, non ho intenzione di difendere ad ogni costo la categoria dei medici ostetrici alla quale mi onoro di appartenere. Primo argomento: Il danno economico. Si insinua che si fanno troppi cesarei per poter riscuotere un Drg maggiore. Tradotto: più soldoni dalla ASl di appartenenza. A parte che in Sicilia i due DRG sono state da tempo equiparate ed il numero dei cesarei non è significativamente diminuito. Argomento che da solo, in una regione del Sud grande quasi come l'Olanda, mi sembra significativo. Andiamo avanti. Davvero Lei crede che ai medici del reparto ospedaliero XY importi questa cosa? Se lei prova a chiedere il valore di un DRG ad un medico ospedaliero, nel 90% dei casi non saprá rispondere. A proposito di numeri e di soldi, lo sa che la polizza assicurativa di un ostetrico è più onerosa di quella di qualsiasi altro specialista di oltre il 30%. Perchè Sig. Ministro? "Che fa il nesci eccellenza o non l'ha letto" che gli ostetrici sono i più "bersagliati" da denunce e controversie legali. Siamo improvvisamente diventati tutti capre o forse c' è qualcosa nel sistema che non va. Il sistema organizzativo nel quale operiamo e nel quale ci confrontiamo non mi pare essere favorevole, a noi che quando facciamo cose egregie e salviamo dei neonati la gente accende ceri a S. Anna, se qualcosa va secondo loro male la colpa è sempre del medico. C'è sempre poi un avvocato pronto ad adire le vie legali. Non voglio, dire che siamo immuni da colpe e deficienze, voglio solo dire che non vi sono le condizioni per una equa valutazione. Sa quante volte ciascuno di noi in qualche frangente si è sentito dire dai parenti prima, dal giudice poi, perché non ha fatto il cesareo? Secondo argomento: organizzazione delle strutture Secondo lei, sig. Ministro, è possibile ridurre i cesarei nelle condizioni in cui si opera nelle sale da parto oggi. Facciamo l'esempio di una signora che in passato ha già avuto un cesareo, oggi il bambino è regolarmente posizionato, vuole partorire "naturalmente". Bene, questo può essere possibile se: abbiamo un team di sala operatoria presente in ospedale, sottolineo presente, no reperibile. L'evenienza da scongiurare è la rottura di utero, evenienza che potrebbe comportare il RISCHIO DI VITA per la mamma oltre che per il feto. Scus,i Sig. Ministro, farebbe anche una indagine statistica per valutare quali e quante strutture possono sopperire in modo adeguato a questa evenienza? Mi perdoni, Sig. Ministro, se abuso della sua pazienza, vorrei ancora dire due parole. Per ridurre il numero dei cesarei, è indispensabile avere la sicurezza di poter e saper agire nell' interesse di mamma e bambino, in ogni momento del travaglio di parto. Non c'è nulla di più naturale di un parto, se tutto va bene, ma non c' è nulla di più maledettamente difficile, se si complica, e se questo avviene bisogna che medico ed ostetrica siano capaci di intervenire. Mi perdoni, ma se un povero giovane medico non ha mai visto utilizzare in vita sua un forcipe né una ventosa, come crede che possa uscirsene da una situazione improvvisamente difficile. In altri tempi abbiamo demonizzato l'uso degli strumenti in sala parto: era da terzo mondo applicare il forcipe o la ventosa. Semplicemente ora paghiamo quella scellerata scelta culturale. Per finire, Sig. Ministro, la fa una statistica per sapere quale è la percentuale di medici che dichiarano ufficialmente di saper utilizzare il forcipe o la ventosa? La colpa di tutto questo non è dei medici, ma di una cultura ed una sociologia della nascita profondamente mutata negli ultimi trent'anni. La coppia prima aveva mediamente quattro figli, si sposava a vent'anni, a quaranta molti erano già nonni. Ora a quaranta anni ci si sposa e si programma la prima gravidanza. Crede sia la stessa cosa? Penso proprio di no. Ah, a proposito: la morte per complicanze da parto, mi pare, che sia ancora al primo posto nel sesso femminile Ad maiora.
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Amilcare Spinapolice
I più mi conoscono come un affermato ginecologo, ma l'essere uno scrittore mi aiuta tantissimo a rendere facili argomenti professionali anche molto difficili: sarà dovuto anche al mio sconfinato interesse per la comunicazione?