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Caravaggio in Puglia, val bene un viaggio

Caravaggio in Puglia, val bene un viaggio

Caravaggio, "La Flagellazione di Cristo"

Caravaggio e la Puglia. E che c’azzecca, si potrebbe commentare parafrasando un noto politico italiano. Ed invece non poche sono le connessioni che possono stabilirsi tra il Merisi e il tacco d’Italia. In questi giorni poi, l’interesse dei nostri corregionali verso la pittura di Michelangelo, si è potuto tastare grazie alle numerosissime presenze registrate dalla mostra “Caravaggio. L’urlo e la luce”. L’esposizione che ha chiuso i battenti da qualche giorno ad Ostuni dopo diverse tappe pugliesi, ha presentato la riproduzione ad alta definizione di ben trentuno capolavori dell’artista milanese. Interessante dunque il concept che ripropone il catalogo completo del Merisi. Dunque la “collocazione” dell’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica – come scrive il filosofo tedesco Walter Banjamin nell’omonimo saggio – trova nella mostra pugliese, piena applicazione.

L’idea in realtà, di proporre un Caravaggio di seconda mano, non è nuova. Qualche anno fa la Rai e la Regione Campania, proposero un progetto e un portale che titolava così: “Caravaggio una mostra impossibile”. Si pensò quindi ad un percorso per immagini in dimensioni reali e ad alta risoluzione, delle tele del Merisi, anche quelle lontane e irraggiungibili. E sì, perché il Nostro ha peregrinato non poco lungo la Penisola (non trovava pace, diremmo noi).

Da Milano, ancor giovinetto, dovette allontanarsi per cercar fortuna in una Roma – oggi come allora – Caput Mundi, qui da ragazzaccio qual era, si macchiò di un delitto efferato che fece pendere su di lui una condanna capitale eseguibile a vista. A questo drammatico fatto di cronaca fece seguito la fuga e il soggiorno napoletano. Nella città partenopea si divise tra commissioni discusse e rifiutate e di nuovo via verso sud per sfuggire alla gendarmeria vaticana che era ormai sulle sue tracce. Infine ci fu l’esperienza siciliana, ospite dell’amico di sempre Mario Minniti, un’altra testa calda accusato in patria di bigamia e di altri piccoli crimini. Qui imbarcatosi per mare a largo delle coste siciliane approdò alla destinazione ultima: Malta. Sull’isola sede degli famosi Cavalieri, non mancarono episodi disdicevoli. Infatti dopo la nomina a Confratello con la quale il Priorato gli accordò l’esilio proteggendolo da morte certa per decollazione, la sua intemperanza gli valse – per motivi ancora ignoti – un isolamento nelle inespugnabili carceri della Fortezza di Vittoriosa, dalle quali riuscì rocambolescamente a fuggire. Trovò riparo in Sicilia e poi ancora a Napoli, per finire i suoi giorni sulle spiagge di Porto Ercole ormai stremato dalle febbri malariche, mentre lo stava raggiungendo un salvacondotto con una insperata grazia accordatagli dal pontefice.

Questo lungo percorso è celebrato dalla mostra che raccoglie tutti i capolavori prodotti nel transito  del Merisi che ha lasciato, in quei luoghi, traccia indelebile di sé. In particolare alcuni di questi capolavori, difficilmente trasportabili o in alcuni casi inamovibili, figurano nelle ottime trasposizioni digitali. È questo sicuramente il caso delle tele maltesi; incastonate da una preziosa carpenteria lignea nell’Oratorio della St. John’s Co-Cathedral de La Valletta (La decollazione di San Giovanni Battista e il San Gerolamo nello studio) o il Concerto del Metropolitan Museum di New York, già prestato (con non pochi sforzi) per la mostra monografica ospitata nel 2010 dalle Scuderie del Quirinale in occasione del IV centenario dalla morte del Merisi (18 luglio 1610). Adesso questa nuova impresa pugliese dà lustro ai chiasmi seicenteschi e alla sua personalità di “cappa e spada”.

 Ma anche la Puglia non eccepisce dall’elenco delle tappe “italiane” toccate da pittore, ed esordire col tema “Caravaggio e la Puglia” non è dunque una provocazione ma una sorta annotazione consapevole. E questa “non estraneità ai fatti” fu sottolineata con competenza e lungimiranza dal sovrintendente Fabrizio Vona che, in occasione della mostra “Echi caravaggeschi in Puglia”, ha ricordato come fu un certo Niccolò Radulovich, signore di Polignano a Mare (un nobile della dalmatica Ragusa), a commissionare al Caravaggio una tela raffigurante la Vergine con Bambino. La tela forse non giunse mai nel feudo pugliese ma, per alcuni, è da individuarsi nella Madonna del rosario del Kunsthistorisches Museum di Vienna. Come non fu mai recapitata al destinatario, il nobile salentino Tommaso De Franchis di Taviano, l’altra tela commissionata dalla Puglia al Caravaggio: la celebre Flagellazione conservata dapprima nella chiesa di San Domenico Maggiore a Napoli e ora nelle collezioni del Museo di Capodimonte. Questi passaggi epocali per la pittura seicentesca sono ampiamente documentati dal bellissimo catalogo della mostra pubblicato da Giuseppe Barile editore (Irsina).

Non trascurabile è anche il caso delle “tele gemelle”, cioè di quelle opere di Caravaggio che sono state riprodotte così abilmente dai suoi emuli, da destare non pochi dubbi attributivi, quasi dei rompicapo per gli storici dell’arte; anche per questo alcuni quadri pugliesi non escludono l’autografia del Merisi. Ma questa è un’altra storia… di ombra e di luce, come vorrebbe lui.

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Francesca Di Gioia

Francesca Di Gioia

Francesca Di Gioia è docente di Arte Sacra e Beni Culturali del territorio presso la Facoltà Teologica Pugliese di Foggia. Si è laureata cum laude in Conservazione dei Beni Culturali presso l’Istituto di Magistero "Suor Orsola Benincasa" di Napoli. Si è specializzata in incisione presso l'Istituto Nazionale per la Grafica di Roma e si occupa di Grafica d'Arte. E' giornalista pubblicista, collabora dal 2005 con il settimanale "Voce di Popolo". Ha conseguito il Diploma in Biblioteconomia presso la Scuola della Biblioteca Apostolica Vaticana ed è Operatore Didattico dei Musei Vaticani. Ha pubblicato "Invenit, delineavit et sculpsit. Per un approccio alle Arti Grafiche" per i tipi delle Edizioni Il Castello e "Vissi d'arte. Cinque anni di penna appassionata" con le Edizioni del Rosone.

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