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Il ricordo

L'ultimo saluto della famiglia dei Vigili del Fuoco a Giuseppe Tucci, ucciso di botte a Rimini: chiesta intitolazione caserma a suo nome

Nella chiesa della Beata Maria Vergine colma all'inverosimile c’erano familiari, tanti amici, colleghi e i tifosi della curva Nord della squadra di calcio del Foggia che hanno ricoperto la bara di striscioni e bandiere.

Tante le compagnie presenti, dai suoi colleghi di Rimini col capo turno in testa a quelli del padre vigile del fuoco in servizio a Melfi, ai vigili della provincia di Foggia col comandante provinciale dei Vigili del Fuoco, l’ingegnere Domenico De Pinto che a fine celebrazione in un clima di grande commozione ha avanzato la proposta di chiedere al ministero di intitolare il distaccamento di San Giovanni Rotondo a Giuseppe Tucci

La grande famiglia dei Vigili del Fuoco si e' stretta a suo figlio Giuseppe Tucci, il vigile del fuoco morto dopo il pestaggio subito davanti a un locale pubblico di Rimini da parte del buttafuori Klajdi Mjeshtri, attualmente in carcere con l'accusa di omicidio volontario. Tante le compagnie presenti, dai suoi colleghi di Rimini col capo turno in testa a quelli del padre vigile del fuoco in servizio a Melfi, ai vigili della provincia di Foggia col comandante provinciale dei Vigili del Fuoco, l’ingegnere Domenico De Pinto che a fine celebrazione in un clima di grande commozione ha avanzato la proposta di chiedere al ministero di intitolare il distaccamento di San Giovanni Rotondo a Giuseppe Tucci. Il feretro è giunto in chiesa portato in spalla dai suoi colleghi che lo hanno scortato fino alla fine della cerimonia funebre e caricato su una autoscala dei vigili per l'ultimo saluto allo sfortunato vigile, padre di un ragazzo di 14 anni. 

La salma di Tucci  era giunta  a Foggia dopo l’espianto degli organi, una volontà che Giuseppe aveva indicato anche sulla sua carta d’identità e che ha regalato una speranza di vita a 10 persone che hanno ricevuto i suoi organi. Nella chiesa della Beata Maria Vergine colma all'inverosimile c’erano familiari, tanti amici, colleghi e i tifosi della curva Nord della squadra di calcio del Foggia che hanno ricoperto la bara di striscioni e bandiere. «Ora è il momento del dolore. È una tragedia simile a quella della croce che ci lascia smarriti. Sento il bisogno di condividere questo dolore. Lo vorrei eliminare ma non posso. Quello che posso fare è aiutarvi a superare il dolore. Permettiamo al signore di portare pace e consolazione nei vostri cuori», ha detto don Massimo che con un filo di voce ha confessato di aver vissuto una tragedia familiare simile e di sentirsi vicino alla famiglia. All’uscita Giuseppe è stato salutato dalle sirene dei vigili del fuoco e dai cori dei tifosi del Foggia per l'ultimo abbraccio prima del congedo dalla famiglia col padre che non si stancava di baciare la bara del figlio. La stessa immagine della foto che il padre aveva postato su Facebook diventando virale in pochissimo tempo e ripresa da tutte le testate nazionali.

Al capezzale nel reparto di Rianimazione dell'ospedale Infermi di Rimini dove si trovava in coma e sarebbe morto dopo un giorno e mezzo di agonia aveva scritto: ”Ciao Peppe stamattina alle 7.18 è una settimana che è squillato il cellulare di papà, con tanta professionalità e delicatezza una dottoressa ci invitava a recarci a Rimini il resto oramai è cronaca...". "Niente e nessuno, ha aggiunto, “ci potrà mai consolare, ma l'unica spiegazione che ci vogliamo dare per realizzare la tragedia è che tu hai incontrato un diavolo nella notte di sabato e tanti angeli ti aspettavano per essere salvati e continueranno il percorso terreno grazie a te! Un abbraccio forte mamma e papà”. 

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