IL MATTINO
L'operazione
17.06.2021 - 12:01
Due agricoltori foggiani dopo aver creato la societa' fittizia che sarebbe stata funzionale a garantire una facciata di regolarita' all'operazione, tramite un cittadino senegalese dimorante nella baraccopoli di Borgo Mezzanone avrebbe reclutato o fatto reclutare centinaia di connazionali anche nel Ghetto di Rignano, per condurli a raccogliere pomodori presso i propri terreni i terreni di altre aziende committentia bordo di furgoni e autovetture vetuste.
Vasta operazione anti-caporalato dei carabinieri nel Foggiano, finiscono nei guai sette persone, controlli in cinque aziende agricole. Dalle indagini dei militari sarebbero state accertate e documentate le condizioni di sfruttamento cui sarebbero stati sottoposti numerosi braccianti africani provenienti dagli insediamenti di Borgo Mezzanone e del Ghetto di Rignano, assunti da una locale cooperativa "schermo" operante sotto una cornice di apparente legalita' nella gestione dei rapporti di lavoro, data dalla sola comunicazione di assunzione Unilav, successivamente destinati a titolo oneroso ad altre aziende agricole per raccogliere i pomodori nelle province di Foggia e Campobasso, tutti in precarie condizioni igienico-sanitarie e in forte stato di bisogno. Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Foggia e condotte dai militari, hanno preso spunto dalla denuncia sporta da due cittadini della Guinea Bissau che lamentavano le condizioni di sfruttamento cui erano sottoposti - da un tale "Nicola" successivamente indagato e destinatario dell'odierna misura - per la raccolta di prodotti agricoli nelle campagne del Foggiano. Dalle condizioni di sfruttamento che hanno fatto emergere le due vittime, i carabinieri riuscivano a disvelare il sistema apparentemente legale, volto ad eludere i controlli, che avevano ideato gli odierni indagati, tutti consapevoli delle dinamiche illegali sottese.
In particolare due agricoltori foggiani dopo aver creato la societa' fittizia che sarebbe stata funzionale a garantire una facciata di regolarita' all'operazione, tramite un cittadino senegalese dimorante nella baraccopoli di Borgo Mezzanone avrebbe reclutato o fatto reclutare centinaia di connazionali anche nel Ghetto di Rignano, per condurli a raccogliere pomodori presso i propri terreni i terreni di altre aziende committentia bordo di furgoni e autovetture vetuste. Servizi di osservazione e pedinamento sarebbero bastati ai carabinieri per comprendere le dinamiche: i braccianti africani venivano prelevati dalla baraccopoli di Borgo Mezzanone e Ghetto di Rignano e da li', a bordo di precari automezzi, venivano trasportati, dietro pagamento al vettore in alcuni casi della cifra simbolica di cinque euro, nelle campagne di Manfredonia, Stornara, Foggia Borgo Incoronata, San Severo, Ordona (Fg) ed il comune molisano di Campomarino per essere impiegati a ritmi estenuanti, senza i previsti dispositivi di protezione individuale e soggetti a controlli serrati da parte dei caporali. La chiara fotografia della situazione ha permesso di avviare l'indagine condotta da marzo 2020 a Febbraio 2021, attraverso numerosissimi servizi di osservazione, controllo e pedinamento, anche con il fondamentale ausilio delle attivita' tecniche d'intercettazione telefonica, nonche' dalle escussioni degli lavoratori e degli accessi ispettivi presso le aziende con successiva analisi della documentazione grazie alle quali e' stato possibile cristallizzare il sistema di intermediazione e sfruttamento creato funzionale solo a garantire profitto per gli ideatori a svantaggio dei cittadini africani sfruttati.
Si partiva dalla creazione della societa' con fittizio amministratore - irreperibile dal 2011, passando dalla selezione e reclutamento della manodopera messa in piedi dalla "Cooperativa Schermo" resa possibile dal presunto "caporale" dimorante nella baraccopoli di Borgo Mezzanone fino alla somministrazione abusiva dei lavoratori nei terreni di proprieta' o comunque nella disponibilita' degli imprenditori che ne traevano i profitti dall'utilizzo dei diseredati braccianti. Sarebbero state attuate delle strategie volte ad eludere i controlli dell'ispettorato e degli altri organi ispettivi, tramite la stipula di contratti di compravendita di prodotti agricoli e fatturazioni per operazioni inesistenti, in modo da non far apparire i reali datori di lavoro come effettivi titolari dei rapporti con i lavoratori reclutati, favorendo cosi' i datori di lavoro ad eludere le leggi in materia. Invero, la "cooperativa schermo" avrebbe fornito a titolo oneroso un pacchetto di raccolta di pomodori in condizioni di sfruttamento, fungendo come un' agenzia interinale senza averne i requisiti ministeriali, favorendo cosi' gli imprenditori ad eludere la legge sul collocamento riducendo i costi ai reali datori di lavoro, creando una lesione ai diritti dei lavoratori reclutati massimizzando cosi' i profitti. L'analisi dei rapporti di lavoro delle maestranze reclutate nei Ghetti della Capitanata portava alla luce un'evidente condizione di sfruttamento determinata da sotto-salario, gravi irregolarita' contributive, lavoro nero, violazione dei riposi e delle ferie, tra l'altro, non venivano neanche sottoposti alla prevista visita medica, in alcuni casi rimanevano senza mangiare per molte ore e gli sarebbe stata fornita da bere "acqua di pozz". Sorvegliati e minacciati alla decurtazione delle gia' misere retribuzioni a cottimo. Agli indagati, 7 in totale, di cui 3 in carcere e 4 agli arresti domiciliari, viene contestato -a vario titolo- l'intermediazione illecita e lo sfruttamento del lavoro.
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