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La retata

I Carabinieri di Foggia arrestano una tratta di caporali, con migranti costretti a lavorare nei campi di Stornara 16 ore al giorno

Sfruttati e costretti a lavorare nei campi anche per 16 ore al giorno. E' quanto scoperto dai carabinieri del comando provinciale di Foggia che hanno indagato 10 persone accusate - a vario titolo - di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro.

Due sono andate in carcere, due ai domiciliari e altre sei sono state sottoposte all'obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria. Tre cittadini stranieri erano addetti a reclutare la forza lavoro, poi vi erano tre italiani - padre e due figli- titolari delle societa' agricole dove i braccianti lavoravano. Inoltre altri due italiani si occupavano delle assunzioni e dei pagamenti ai lavoratori mentre altri due erano addetti al controllo del lavoro sui campi.

Le vittime erano cittadini nord africani reclutati nella baraccopoli della ex pista di Borgo Mezzanone e destinati alle campagne di Stornara. Da luglio a ottobre dello scorso anno gli investigatori, hanno accertato il sistema di selezione e reclutamento della manodopoera messo in piedi dai proprietari delle otto aziende incriminate che avvalendosi di stretti e fidati collaboratori, italiani e non, avevano messo in piedi un sistema che andava dall'individuazione della forza lavoro necessaria per la lavorazione dei campi, al reclutamento della stessa, fino al sistema di pagamento. I braccianti erano costretti a lavorare anche per 16 ore al giorno con una paga di circa 4 euro all'ora rispetto alle 7 previste dai contratti nazionali.  Inoltre i braccianti erano impiegati senza dispositivi per la prevenzione degli infortuni. Quando era necessario i lavoratori erano costretti ad acquistarli a loro spese o gli erano decurtati dalla paga mensile. I braccianti erano controllati dai caporali che in alcuni casi comminavano loro anche delle arbitrarie sanzioni disciplinari, prive di ogni garanzia di legge come sottraendo un euro di paga dalla retribuzione. Stessi braccianti che erano anche costretti a pagare una somma di denaro per poter essere inseriti nella lista del personale da assumere e tenere in considerazione per lavori futuri. Al termine delle indagini il gip del tribunale di Foggia ha disposto il sequestro preventivo - comprensivo delle relative sedi operative, dei beni mobili registrati e degli immobili e l'assoggettamento al controllo giudiziario delle otto aziende agricole riconducibili ai tre imprenditori agricoli. Ammonta a 10milioni di euro il valore complessivo dei beni sequestrati e 6milioni il fatturato annuo delle aziende sottoposte a controllo giudiziario

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