IL MATTINO
L'operazione "Rodolfo"
08.10.2020 - 10:31
È l'epilogo delle indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari ('Operazione Rodolfo'), al termine delle quali il Gico di Bari e la Squadra Mobile di Foggia, il 4 aprile 2016, avevano eseguito ordinanze cautelari personali emesse dal gip del Tribunale del capoluogo pugliese nei confronti di 11 persone appartenenti o vicine alle batterie' mafiose della Società Foggiana 'Moretti-Pellegrino' e 'Sinesi-Francavilla', perché indiziati di estorsioni aggravate dal metodo mafioso.
Tre esponenti di clan foggiani sono stati arrestati in esecuzione di altrettanti ordini di carcerazione, in virtù di condanne definitive, dalla Squadra Mobile del capoluogo dauno e da finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria (gruppo Investigazioni criminalità organizzata ) di Bari, in collaborazione con il Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza (Scico). I provvedimenti sono stati emessi dalla Procura Generale della Repubblica della Corte d'Appello di Bari. Si tratta di Antonio Vincenzo Pellegrino, detto 'capantica', 68 anni, storico capo della batteria mafiosa 'Moretti-Pellegrino', condannato a scontare la pena residua di 6 anni, 7 mesi e 26 giorni di reclusione; Gianluca Ruggero, 40, ritenuto fiduciario del boss Pellegrino, condannato a scontare la pena residua di 3 anni e 6 mesi di reclusione; Gabriella Capuano, 45, fiduciaria del boss Francavilla, condannata a scontare la pena residua di 3 anni, 1mese e 15 giorni di reclusione. Si tratta dell'epilogo delle indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari ('Operazione Rodolfo'), al termine delle quali il Gico di Bari e la Squadra Mobile di Foggia, il 4 aprile 2016, avevano eseguito ordinanze cautelari personali emesse dal gip del Tribunale del capoluogo pugliese nei confronti di 11 persone appartenenti o vicine alle batterie' mafiose della Società Foggiana 'Moretti-Pellegrino' e 'Sinesi-Francavilla', perché indiziati di estorsioni aggravate dal metodo mafioso.
In tale circostanza è stato eseguito unitamente allo Scico della Guardia di Finanza, il sequestro preventivo, finalizzato alla confisca, di beni immobili e mobili nella disponibilità degli indagati per un valore complessivo stimato di oltre 700.000 euro.In particolare, le due 'batterie' mafiose avevano sottoposto ad estorsione, con metodo mafioso, imprenditori che operano nell'indotto (servizi e logistica) di un settore strategico per l'economia dauna, quale quello della produzione e trasformazione alimentare dei prodotti dell'agricoltura. Le estorsioni riscontrate, per le quali i personaggi condannati in via definitiva hanno svolto un ruolo di primo piano, hanno riguardato non solo la forzata elargizione mensile di somme di denaro a vantaggio dei 'vertici' delle cosche, ma anche l'assunzione di persone vicine alle compagini malavitose che, pur percependo regolarmente lo stipendio mensile, non svolgevano, di fatto, alcuna attività lavorativa.
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