IL MATTINO
Il caso
13.08.2018 - 11:32
Altra situazione di profondo degrado è quella che si consuma quotidianamente lungo la provinciale 48 che da San Marco in Lamis conduce a San Nicandro Garganico. Anche qui le discariche a cielo aperto non si contano.
Persone senza cervello stanno combinando questo disastro ambientale. È giunta l’ora di fermare tale scempio e scuotere le coscienze della gente”. Questo l’ennesimo grido di allarme circa il degrado che affligge il Parco nazionale del Gargano, nello specifico il Bosco Difesa-San Matteo in agro di San Marco in Lamis. Plastica, pneumatici, materiale di scarto di ogni genere, pezzi di elettrodomestici e buste di immondizia lanciate dalle auto in corsa lungo le strade che attraversano il bosco. I cittadini chiedono maggiori controlli e soprattutto operazioni di bonifica per un territorio osannato solo sulla carta, ma – di fatto – lasciato al suo destino. Una riserva naturale, quella del Parco nazionale del Gargano, soffocato da vincoli burocratici e reso asfittico dalle lotte di potere tra i vari partiti politici della zona (vedi, ad esempio, la guerra senza quartiere per la nomina del Presidente e il ricorso al Tar del sindaco di Peschici per la riconquista della poltrona di presidente della Comunità del Parco). Insomma, di valorizzazione e di tutela, di ciò che dovrebbe essere uno dei principali attrattori turistici del Gargano, c’è veramente poco.
Altra situazione di profondo degrado è quella che si consuma quotidianamente lungo la provinciale 48 che da San Marco in Lamis conduce a San Nicandro Garganico. Anche qui le discariche a cielo aperto non si contano. E tutto ciò, nonostante le ripetute operazioni di bonifica da parte del comune di San Marco che recentemente ha dato mandato alla EdilVerde di ripulire dalla monnezza il tratto di competenza. Tutto inutile, almeno fino a quando non si deciderà di perseguire seriamente con ogni mezzo gli untori seriali (foto-trappole e/o appostamenti mirati). Emblematico – tanto per capire chi comanda da queste parti – i rifiuti abbandonati ai piedi del cartello di “Divieto di discarica” (al km 6 della SP 48) ridotto a colabrodo da una raffica di pallettoni.
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