Cerca

Il nostro Festival

A Sanremo la meravigliosa poesia di Max Gazzé per l'amore di Cristalda e Pizzomunno di Vieste

Così all'Ariston di Sanremo rivive la favola dei due giovani viestani che viene tramandata sul Gargano di generazione in generazione

Il monolite alto circa 25 metri, caratteristico della perla del Gargano, secondo la leggenda è un giovane, bellissimo, pescatore pietrificato dalle sirene a cui si era rifiutato perché devoto all'altrettanto bellissima Cristalda che ogni 100 anni riemerge dal mare per rivivere una notta d'amore con il suo principe-pescatore.

Il monolite PizzomunnoUna delle spiagge più caratteristiche di Vieste è la spiaggia di Pizzomunno. Il nome di questa spiaggia è legato all’ imponente monolite bianco. La leggenda di Pizzomunno, che gli abitanti di Vieste si tramandano sin dall’antichità, ci narra l’ appassionante storia d’ amore di due giovani viestani: Pizzomunno e Cristalda. I due giovani si amavano di un amore sincero e senza tempo. Pizzomunno si recava ogni giorno sulla piccola spiaggia per andare in mare con la sua barca. Al largo, ammalianti sirene lo adoravano e intendevano sedurlo con i loro canti. L’ uomo, fedele alla sua Cristalda, rifiutò più volte di divenire loro amante.
Le sirene, gelose ed indispettite, decisero di punire il giovane uomo trascinando la sua amata Cristalda nelle profondità del mare, in modo da sottrarla a lui per sempre. Fu così che Pizzomunno fu pietrificato dal dolore e vide il suo corpo trasformarsi nel monolite che, ancora oggi, i visitatori di Vieste possono ammirare dalla piccola spiaggia che ne porta il nome.
La leggenda vuole che i due giovani amanti si diano appuntamento allo scadere dei cento anni per rivivere la loro passione nel breve tempo di una notte.


L'altra versione della leggenda

Lungo il tratto meridionale della costa viestana, ritroviamo una piccola spiaggia che deve il suo nome all’ imponente faraglione che dalle acque cristalline si erge sovrano a sorvegliare la città ed i suoi abitanti: la Spiaggia del Pizzomunno.
Qui sembra aver avuto luogo un’ interessante e fantastica vicenda che ha come protagonisti due giovani innamorati , entrambi originari di Vieste . Pizzomunno , giovane ed attraente pescatore, e Cristalda , ragazza bellissima dai lunghissimi capelli color dell’ oro, si amavano teneramente e vivevano nella convinzione che nulla al mondo potesse intaccare un sentimento tanto forte e sincero. Ogni sera, Cristalda scendeva in spiaggia per salutare il suo bel Pizzomunno prima che con la sua barca andasse incontro al mare aperto. Ogni notte, in mare, Pizzomunno riceveva la visita delle sirene che cercavano di ammaliarlo con i loro canti soavi. Le regine del mare desideravano ardentemente che Pizzomunno diventasse il loro re ed amante. Il giovane, però, non cedette mai alle avance delle sirene tentatrici , avendo già donato il suo cuore alla candida Cristalda. I reiterati rifiuti del giovane, scatenarono la furia delle sirene . Una sera, le sirene raggiunsero i due amanti sulla spiaggia ed aggredirono Cristalda con grande ferocia, inghiottendola nelle profondità del mare. Pizzomunno fu colto da un dolore devastante, talmente grande da pietrificarlo per sempre. Il giorno seguente, i pescatori di Vieste trovarono Pizzomunno pietrificato sulla roccia che oggi porta il suo nome. La leggenda vuole che, ogni cento anni, Cristalda riemerga dalle profondità del mare per incontrare Pizzomunno e rivivere con lui l’ emozione di una notte d’amore sulla spiaggia che li fece incontrare.

(da Terre Federiciane)

IL TESTO DELLA CANZONE

Tu che ora
Non temi,
Ignorane
Il canto…
Quel coro ammaliante
Che irrompe alla mente
E per quanto
Mulini
Le braccia oramai
Non potrai
Far più niente
Ma se ti rilassi
E abbandoni Il tuo viso
A un lunghissimo
Sonno
O mio Pizzomunno
Tu guarda
Quell’onda
Beffarda
Che affonda
Il tuo amore indifeso
Io ti resterò
Per la vita fedele
E se fossero
Pochi, anche altri cent’anni!
Così addolcirai gli inganni
Delle tue sirene…
Cristalda era bella
E lui da lontano
Poteva vederla
Ancora così
Con la mano
Protesa
E forse una lacrima scesa
Nel vento
Fu solo un momento
Poi lui sparì
Al largo
E lei in casa cantando…
Neppure il sospetto
Che intanto
Da sotto
La loro vendetta
Ed il loro lamento!
Perché poveretta
Già avevano in cuore
I muscoli tesi
Del bel pescatore
E all’ennesimo
Suo rifiuto
Un giorno fu punito!
Ma io ti aspetterò…
Io ti aspetterò
Fosse anche per cent’anni aspetterò…
Fosse anche per cent’anni!
E allora dal mare
Salirono insieme
Alle spiagge
Di Vieste
Malvage
Sirene…
Qualcuno le ha viste
Portare
Nel fondo
Cristalda in catene
E quando
Le urla
Raggiunsero il cielo
Lui impazzì davvero
Provando
A salvarla
Perché più non c’era…
E quell’ira
Accecante
Lo fermò per sempre
E così la gente
Lo ammira
Da allora
Gigante
Di bianco calcare
Che aspetta tuttora
Il suo amore
Rapito
E mai più tornato!
Ma io ti aspetterò…
Fosse anche per cent’anni aspetterò…
Fosse anche per cent’anni aspetterò…
Fosse anche per cent’anni!
Io ti aspetterò
Fosse anche per cent’anni!
Si dice che adesso
E non sia leggenda
In un’alba
D’agosto
La bella Cristalda
Risalga
Dall’onda
A vivere ancora
Una storia
Stupenda

Commenta scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Il Castello Edizioni e Il Mattino di Foggia

Caratteri rimanenti: 400

edizione digitale

Sfoglia il giornale

Acquista l'edizione