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Comandante Provinciale Corpo Forestale dello Stato

Caporalato, Maraspina: «Altissima l'attenzione per il Cara di Borgo Mezzanone»

Colonnello Angela Maraspina: «Al Cara abbiamo bloccato un furgone guidato da un cittadino del Mali che trasportava 19 extracomunitari che sono risultati regolari come posizione dal punto di vista contrattuale, ovvero il modello UniLav di comunicazione di inizio del lavoro, però ovviamente c'era questa mediazione illecita del caporale che oltre all'accompagnamento, quindi al trasporto del lavoratore sul campo, interferiva anche nel rapporto di lavoro tra datore e dipendenti»

«Si è potuto porre sotto sequestro anche una serie di documentazioni, tra cui le fotocopie dei documenti dei lavoratori, un quaderno contenete dati relativi alle prestazioni lavorative svolte, una sorta di libro contabile, ed una somma di denaro pari a 1.126 euro. Nel caso di Lesina, i due rumeni, marito e moglie, che gestivano questa attività illecita in pratica si sostituivano al datore e gestivano l'intero procedimento lavorativo».

«La nostra attenzione si è concentrata sul Cara – perché lì la situazione è molto calda ed è, infatti, tra le emergenze prioritarie del nostro territorio. A Borgo Mezzanone, infatti, abbiamo bloccato un furgone guidato da un cittadino del Mali che trasportava 19 extracomunitari che sono risultati regolari come posizione dal punto di vista contrattuale, ovvero il modello UniLav di comunicazione di inizio del lavoro, però ovviamente c'era questa mediazione illecita del caporale che oltre all'accompagnamento, quindi al trasporto del lavoratore sul campo interferiva anche nel rapporto di lavoro tra datore e dipendenti computando la quantità di lavoro svolto dagli stessi. La cosa interessante è che si è potuto porre sotto sequestro anche una serie di documentazioni, tra cui le fotocopie dei documenti dei lavoratori, un quaderno contenete dati relativi alle prestazioni lavorative svolte, una sorta di libro contabile, ed una somma di denaro pari a 1.126 euro. Nel caso di Lesina, i due rumeni, marito e moglie, che gestivano questa attività illecita in pratica si sostituivano al datore e gestivano l'intero procedimento lavorativo. Gli stessi approfittando dello stato di malessere dei braccianti imponevano le proprie condizioni magari anche attraverso l'utilizzo della forza e della violenza».

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