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Il caso

Tentata estorsione, 4 arresti, 52 Daspo, Società sotto tutela giudiziaria: il futuro più nero che rosso del Foggia calcio

Gruppi ultras "diretta espressione della criminalità organizzata foggiana" avrebbero pianificato e realizzato una lunga campagna di intimidazione e di azioni violente per costringere il patron Canonico a dimettersi e a cedere le quote

E' la prima volta che lo strumento del controllo giudiziario previsto dall'art. 34 del codice antimafia viene applicato ad una società calcistica di fatto "ostacolata nella pianificazione e nella efficace conduzione delle sue progettualità sportive, attraverso intimidazioni e violenze".

Dalle indagini è emerso che alcuni gruppi ultras "diretta espressione della criminalità organizzata foggiana" abbiano pianificato e realizzato una lunga campagna di intimidazione e di azioni violente diretta a costringere il titolare della società sportiva Foggia Calcio 1920 a dimettersi e a cedere il controllo della società. Le pressioni miravano a ottenere la gestione del sistema delle sponsorizzazioni e degli accrediti per l’ingresso allo stadio, oltre che il controllo di assunzioni e rapporti professionali all’interno della società sportiva. Una campagna estorsiva finalizzata a determinare una cessione forzata della società per un valore di gran lunga inferiore a quello di mercato, realizzata attraverso una "sconcertante" serie di gravissimi atti intimidatori, commessi ai danni dei giocatori della società, oltre che della governance aziendale e del presidente della società, anche con l’utilizzo di armi e materiale esplosivo e con metodi tipicamente mafiosi, facendo leva sulla notoria influenza criminale della 'Società foggiana'. Intercettazioni e perquisizioni nel tempo disposte dall’Autorità Giudiziaria hanno consentito, anche attraverso il sequestro di materiale informatico e documenti (fra i quali un foglio manoscritto, rinvenuto in possesso di uno degli indagati, sul quale erano stati cripticamente riportati gli obiettivi criminali delle azioni delittuose), di acquisire elementi indiziari di conferma della fondatezza delle contestazioni formulate a fini cautelari, riconducendosi quelli e altri episodi delittuosi ad un’unica regìa, diretta a destabilizzare l’assetto gestionale societario e a condizionare negativamente le stesse attività sportive, imperniata sul ricorso alla forza intimidatrice di una delle “batterie” nelle quali, come noto, si articola il sodalizio mafioso della “Società Foggiana”, evidente in atti criminali compiuti sia verso il management societario sia nei confronti dei calciatori.Su tali presupposti, il Tribunale di Bari ha accolto la proposta, formulata congiuntamente dal Procuratore Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, dal Procuratore della Repubblica di Bari e dal Questore di Foggia, di adozione di provvedimento di amministrazione giudiziaria della società Calcio Foggia 1920, necessaria per sottrarre le relative attività al pesante condizionamento criminale su di essa esercitato, anche ricorrendo a forme violente tipicamente espressive di metodi e interessi mafiosi.

LA PRIMA VOLTA DEL CALCIO IN AMMINISTRAZIONE GIUDIZIARIA

E' la prima volta che lo strumento del controllo giudiziario previsto dall'art. 34 del codice antimafia viene applicato ad una società calcistica di fatto "ostacolata nella pianificazione e nella efficace conduzione delle sue progettualità sportive, attraverso intimidazioni e violenze che hanno a lungo pesato su scelte e comportamenti anche di atleti costretti ad assistere a quelle pressioni criminali e a temere di esserne vittime". E' quanto precisano gli inquirenti in relazione all'inchiesta che ha riguardato la violenta campagna di intimidazione contro calciatori e management del Calcio Foggia 1920 volta a indurre la cessione sottocosto della società. Sulla base della gravità dei fatti accertati dalle indagini, il Tribunale di Bari ha accolto la proposta, formulata dal Procuratore nazionale antimafia, dal procuratore della Repubblica di Bari e dal questore di Foggia, di adottare il provvedimento ritenuto necessario. "La misura in questione - sottolineano gli inquirenti - ha proprio la funzione di sostenere e tutelare le imprese sottoposte al rischio di condizionamento mafioso, mirando l'intervento giudiziario a liberare l'impresa da vincoli, interessi e presenze espressione della concreta presenza di quei gravi fattori di pericolo di trascinamento nell'orbita di influenza di un'organizzazione criminale, attraverso il ricorso ad un'amministrazione giudiziaria temporanea, destinata a restituire al più presto l'impresa ad una gestione lontana dalle logiche criminali che ne minacciavano l'integrità e la stessa esistenza". A questa misura sono state affiancate anche le misure di prevenzione personali, disposte dal questore con i Daspo "fuori contesto" necessarie ad impedire il verificarsi di gravi delitti contro l'ordine pubblico tipici nel contesto di eventi calcistici. I 52 destinatari sono residenti in Foggia e nella provincia, che, negli ultimi cinque anni, sono stati denunciati o condannati per alcune categorie di reati specifici cui è stato inibito l'ingresso negli impianti sportivi.

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