IL MATTINO
L'appuntamento
21.02.2025 - 15:10
«Lo dedico a chi se la rischia, a chi non scappa di fronte a un’emozione così dirompente come quella di innamorarsi. Alle persone che senza accorgersene vivono nell’immobilità ma poi riescono a liberarsene e superare i limiti», dice il regista
LA TRAMA
Un uomo, ricoverato da alcune settimane in ospedale, non risente affatto della sua condizione di paziente. Egli, infatti, apprezza l'apparente tranquillità rispetto al mondo esterno, poiché si sente alleggerito dal fardello delle responsabilità e delle preoccupazioni della Società. A differenza di altri pazienti del reparto, che si sentono intrappolati tra le mura dell'ospedale, egli coglie invece un senso di profonda libertà, abituandosi alla sua routine giornaliera. La situazione viene completamente stravolta dall'arrivo di una nuova compagna di stanza, iraconda e inquieta per il suo stato di degente, che è refrettaria a tutte le regole e le convenzioni sociali instauratesi tra i vari pazienti e il personale dell'ospedale. La donna appare sofferente e disposta a lasciare il reparto anche se non completamente guarita, in quanto vuole tornare a vivere e lasciare quella situazione di quiescenza. L'uomo, sconvolto dall'impeto della donna, inizia a riflettere sulla sua situazione, affrontando una presa di coscienza ed entrando nuovamente in contatto con le sue emozioni.
IL FILM
Il film è stato presentato in anteprima alla 81esima Mostra del Cinema di Venezia il 28 agosto dello scorso anno, aprendo la sezione "Orizzonti". Il progetto è stato prodotto dallo stesso regista con Viola Prestieri per HT Film, Damocle, la casa di produzione che Mastandrea ha fondato con Zerocalcare, Francesco Tatò e Oscar Glioti, e Rai Cinema. Per la scrittura della sceneggiatura è stata consultata la Fondazione Santa Lucia, dedicata alla neuroriabilitazione ospedaliera e alla ricerca nelle neuroscienze. “Bisogna nutrire un rispetto enorme per questo mondo – sottolinea il regista – per questo ci siamo concentrati più sull’incontro di due simboli, vita e morte, con un sentimento enorme come l’amore improvviso”. “È una storia d’amore inserita in un contesto metaforico e le persone ferme nei letti per noi sono le persone ferme nella vita che l’incontro con l’amore mette di fronte ad una fragilità e ad una vulnerabilità che bisogna avere il coraggio di affrontare. È un film che parla della vita e quando si parla della vita devi sempre tenere presente la morte. Sono contento che arrivi l’approccio spirituale del film, ma quello clinico non abbiamo voluto mai metterlo in piedi”. “Ad uno dei due personaggi l’amore salva la vita, all’altro no, ma in ogni caso non sono stati fermi ad aspettare che le cose accadessero”, aggiunge Mastandrea che chiarisce anche il senso di un titolo laconico eppure fortemente evocativo. “È un film molto intimo e non credo che se continuerò a fare il regista prescinderò mai da questo lato più sentimentale, allo stesso modo con cui ho fatto l’attore. Io sono un ‘nonostante’. I ‘nonostante’ sono persone che possono essere attraversate da un sentimento enorme e ci si riconosce quando ci si incontra”.
Nonostante vanta un cast di alto livello, dove troviamo lo stesso regista, affiancato da Dolores Fonzi, Lino Musella, Giorgio Montanini, Justin Alexander Korovkin, Barbara Ronchi, Luca Lionello, Laura Morante, Claudio Della Seta, Rita Blasotta.
Mastandrea torna al cinema per la seconda volta da regista, dopo "Ride", ed è un'opera molto personale, intima. È un film che parla di me, sì. E delle persone di cui mi circondo, capaci di vivere i legami in maniera autentica ma sincera, senza paura, anche difettosa. Mio padre era così», dice Mastandrea.
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