IL MATTINO
#Nessunoescluso
30.04.2020 - 19:05
BRIENZA- «Ci siamo: reparto, serietà, protezione, neon bianchi, corridoi pieni, ci chiamano angeli […], campane, lutto, sirene, mascherine, situazione critica». Parole che diventano un pugno nello stomaco, simbolo di due mesi di sofferenza, di malattia, di pandemia. L’attore e sceneggiatore lucano Dino Lopardo in quattro minuti riesce a riassumere l’ansia, la frustrazione, il dolore e la rabbia di una categoria che lui conosce bene, quella degli infermieri, perché parte della sua famiglia. Impossibile non essere coinvolti quando nella voce del proprio fratello, a telefono, si percepiscono tutte le emozioni che fino a quel momento si potevano solo immaginare o vedere in televisione. Parole che diventano immagini, ma anche immagini che diventano parole, con dei post-it sui quali sono impressi termini utilizzati milioni di volte in questi mesi. Un progetto che nasce dall’adesione alla campagna per garantire e tutelare il diritto alla salute per tutti, dal nome Nessuno escluso, di Amnesty International, che ha riconosciuto il valore del progetto dell’attore burgentino, condividendolo sui propri canali.
«Ho voluto attingere dalla realtà che mi circonda, cercando di trattare un tema tanto delicato senza cadere nel banale, nello scontato o nel retorico. Ho realizzato prima l’audio e poi il video, completamente da solo, per la prima volta senza il sostegno dei miei collaboratori. Avevo già in mente un progetto che parlasse dei lavoratori precari, e ho colto la palla al balzo con Amnesty per parlare di una delle categorie che ritengo più precarie in questo momento: quella degli infermieri e degli operatori sanitari in generale. Da questa idea voglio creare qualcosa di ancora più grande, dal nome “Radiodramma 2.0 – Corsia”, in cui coinvolgere artisti, musicisti, polistrumentisti, fonici e compositori, trasformandolo in un progetto corale, un atto unico di cinquanta o sessanta minuti. Anche un modo per adattarsi all’emergenza attuale, per cui i teatri rimarranno chiusi ancora per molto. L’obiettivo è di utilizzare il radiodramma, che conosco molto bene grazie ai miei studi, di svecchiarlo, senza tradirlo, utilizzando la mia voce come unico canale».
#Nessunoescluso, insomma, è solo l’inizio di un racconto ben più ampio. Un inizio che fa ben sperare per la semplicità e l’incisività con cui la giornata tipo di un infermiere viene descritta, sottolineando la dicotomia tra la velocità e la frenesia dei reparti di un ospedale e la lentezza del mondo esterno, immobile, in attesa. Una scomposizione del tempo che inizia dal risveglio stesso dell’infermiere, senza luce, al buio, alle prese con un turno di notte, una giornata che sta iniziando, mentre per gli altri sta per finire. Un cambiamento di ritmo «quasi come se si trattasse di musica», afferma.
Formatosi presso l’Aiad, l’Accademia d’arte drammatica del teatro Quirino e specializzatosi in sceneggiatura televisiva e cinematografica e drammaturgia presso l’Accademia nazionale d’arte drammatica Silvio d’Amico, Dino Lopardo mette in questo video ciò che vive nella realtà che lo circonda cercando di «porsi al servizio del racconto che sta facendo, il contributo più grande che noi artisti possiamo dare in questo momento». Mette in pratica, quindi, l’insegnamento del maestro Edoardo de Filippo, di cui si dice che andasse nei tribunali per prendere spunto per le proprie opere e che attingesse molto dagli eventi accaduti nella propria famiglia.
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