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Franco Garofalo

  • n., Cumme jucamme na vote

Prezzo di vendita 15,00

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ISBN 9.788.888.021.898

Collana

Anno Pubblicazione 20/05/2010

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N° Pagine 152

Tipo edizione

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Cumme jucamme na vote

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Giochi e tradizioni ascolane

Tempo fa un amico mi invitò a collocare questo mio lavoro nel suo sito web. Non l’avessi mai fatto! Dopo un po’, solo il titolo, per non parlare del resto, era stato copiato da molti (inconvenienti delle connessioni internet). Ne ho scelto un altro: suppongo difficile da imitare. Ebbene, quando ultimai la stesura del manoscritto – che ho tenuto nel cassetto per diversi anni e solo la capacità persuasiva del dott.Cosimo Infante poteva convincermi a pubblicarlo – non si era ancora verificato l’interesse di riviste e della televisione per i giochi e i giocattoli del passato. Ho notizia anche di convegni e studi di carattere scientifico-antropologico circa l’argomento. Avrei potuto essere ripetitivo, ma rileggendolo, ne ho constatato la capacità di andare ben oltre l’ambito specifico. Penso di aver elaborato, sullo sfondo di un affresco di epoca e di costumi lontani, un racconto di vicende particolari e personali: una ricognizione del mio “io” di ragazzo degli anni Cinquanta, scandagliando i meandri della memoria. In epoca di videogame, di playstation e di (a volte per i più piccoli) insidiosi viaggi telematici, affrontarne uno a ritroso, per ripensare alla fanciullezza, attraverso i giochi che si praticavano, a me ha procurato non poche emozioni: è stato come cogliere ciliegie all’albero dei ricordi, nell’inesauribile giardino della fantasia. Il paragone non regge se guardiamo a ciò che la moderna società offre nel settore ricreativo e quello di cui noi, ragazzi di allora, disponevamo. Di certo, né i comprensibili  limiti, né l’impossibilità a frequentare palestre, campi da tennis, piste asfaltate, sale gioco e piscine ci fermavano. Con inesauribile estro escogitavamo tanti passatempi e realizzavamo innumerevoli manufatti da far invidia alle industrie del settore, sostituendo ai suddetti ritrovi o a quant’altro: la strada, gli aperti spazi verdi, il cielo che, particolarmente in primavera, invogliava a volare con i festanti rondoni, confondendo i nostri con i loro stridi. Questo ci consentiva, soprattutto, di stare insieme ai tanti compagni, con i quali si trascorreva molto del nostro tempo libero, avendo l’opportunità di scambiare idee ed esperienze, non sempre positive, ma pur necessarie per insegnarci a vivere e aiutarci a crescere.