IL MATTINO
Cuori rossoneri in trasferta
05.06.2016 - 11:07
Il pulman dei dirigenti rossoneri in viaggio verso Pisa
L’atto finale dei play-off di Lega Pro sta per celebrarsi e vede il Foggia protagonista. Un’emozione straordinaria e contagiosa pervade l’animo di tutta la provincia, a malapena celata dietro scaramantici dinieghi. Le richieste record di biglietti fanno impallidire perfino l’epoca del vate ceco. Quanto sembra lontana l’estate del 2012! Un’estate rovente, assolata e desolata, in cui il destino dei Satanelli sembrava inesorabilmente segnato. Il triste tramonto di Pasquale Casillo, che aveva sognato di rinascere dalle sue ceneri, aveva travolto anche la più illustre delle sue creature. A fine luglio di quell’anno, quando il corpo esanime del “grande Foggia” già dava odore, qualcuno in città si ribellò alla rassegnazione. Tra le diverse disperate iniziative quella di Sario Masi e Ciro Amodeo ebbe un insperato successo. Una questua frenetica per raggranellare i 350.000 € necessari per iscriversi al campionato di serie D supportata dall’allora Sindaco Mongelli e da Angelo Masciello, suo capo di Gabinetto, che coinvolsero la famiglia Lo Campo e da Milano il manager Pelusi. Fu così che in una città dimentica della sua squadra ed attratta solo dalle spiagge garganiche, si riuscì a tenere in vita il Foggia e ad iscriverlo in extremis al campionato, tra i dilettanti ma ancora vivi, dopo una folle corsa verso Firenze di Pippo Severo. A questo punto, però, bisognava allestire la squadra e disputare il torneo, senza soldi e senza materiale, con un solo asset: la nostra storia. Solo dei folli potevano buttarsi in questa avventura ed altrettanto folle doveva essere chi accettava di condividerla. Ma questa maglia è follia, ti colora il cuore, fa impazzire la mente e ti trasporta oltre ogni orizzonte. Contro ogni calcolo, decisero allora di mettersi in gioco per questa squadra e per questa città altri figli di questa maglia: Beppe Di Bari e Pasquale Padalino, Sergio Di Corcia, Pino Agostinone e La Porta, Cristian Agnelli e Marcello Quinto. Il 19 agosto 2012 le magliette rossonere scesero nuovamente in campo in quel di Termoli, con una squadra rabberciata in poche ore, ma il Foggia era ancora vivo e noi tifosi potevamo ancora cantare il nostro amore. Seguirono stagioni difficili, fatte di ristrettezze economiche e di enormi sacrifici; ma ancora una volta la passione e l’energia che questi colori sanno trasmettere unitamente all’innegabile bravura dei protagonisti hanno costruito una storia di successo. Tra imprese sportive e nuove collette i rossoneri hanno scalato anno dopo anno le diverse categorie. Il Taranto, che condivise nel 2012 la nostra stessa sorte e cha suscita tra i propri tifosi uguali passioni, langue ancora miseramente tra i dilettanti. Oggi andiamo a Pisa a testa alta a giocarci un sogno; l’urlo dello Zaccheria fa di nuovo tremare i cuori, le sue coreografie fanno il giro del mondo in web. Un nuovo profeta sta riscrivendo pagine indelebili e può aprire un’epopea che farà impallidire anche quella zemaniana: è Roberto De Zerbi, la “Luce”, il “Gioiellino”, un bresciano anche lui ammaliato dalla magia di questa maglia dopo averla indossata e onorata da calciatore. Ora siamo pronti a recitare una riedizione calcistica della celebre invettiva dantesca. Ma in questa finale conquistata con gran merito dalla truppa rossonera c’è anche la firma di chi allora diede vita a questa follia di successo, tutti e in particolare coloro che da Termoli a Pisa non sono mai mancati: Di Bari, Micale, Loiacono, Agostinone, Di Corcia e la squadra invisibile dello Zac. Ed anche noi tifosi che abbiamo da sempre e per sempre il Foggia nel cuore.
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