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Pensioni in bilico: come garantirti un domani sereno

Non è vero che paghiamo i contributi per pagarci la pensione: ogni lavoratore paga i contributi per pagare la pensione a chi ci è già oggi, in pensione, e a chi ci andrà nei prossimi anni.

Pensioni in bilico: come garantirti un domani sereno

Non c’è una riserva dove i propri contributi restano in attesa del raggiungimento dell’età pensionabile da parte di chi li ha versati: il welfare si fa per tutti con il denaro di tutti. Ecco, allora, come cautelarsi davvero

“Bomba a orologeria”, “schema Ponzi”, gli epiteti diffusi per descrivere il sistema pensionistico italiano sono poco lusinghieri e coloriti. Non senza motivo: esso si basa su un presupposto che si sta rivelando pericolosamente fragile: il presupposto che continueranno a esserci lavoratori in numero sufficiente per versare contributi utili a pagare buona parte delle pensioni di chi man mano smetterà di lavorare.

Perché non è vero che paghiamo i contributi per pagarci la pensione: ogni lavoratore paga i contributi per pagare la pensione a chi ci è già oggi, in pensione, e a chi ci andrà nei prossimi anni. Quando sarà il momento dei lavoratori di oggi di andare in pensione, la loro rendita dovrà essere finanziata dai lavoratori di quel momento. Non c’è una riserva dove i propri contributi restano in attesa del raggiungimento dell’età pensionabile da parte di chi li ha versati: il welfare si fa per tutti con il denaro di tutti.

È il sistema a ripartizione, ed è il più diffuso al mondo. Ma in Italia la decrescita demografica e la stagnazione dei salari fanno presagire che questo sistema possa incepparsi. Già oggi, i contributi in realtà non bastano, e ogni anno lo Stato spende circa il 15% del PIL per coprire la parte di pensioni che resta fuori, anche se tutto sommato la macchina per ora regge.

Lo scricchiolio, però, non è una novità di oggi: da anni si susseguono riforme che cercano di mettere delle toppe a questa situazione alzando l’età pensionabile e riducendo l’importo degli assegni mensili (la media attuale è 1469 euro secondo i dati INPS).

Anche se restano ancora pensioni che rientrano nel vecchio metodo retributivo, oggi il metodo utilizzato per il calcolo è quello contributivo, che si basa sulla somma dei contributi versati dal lavoratore, divisi per l’aspettativa di vita dal momento dell’età pensionabile. Per questo motivo, la discontinuità dei contratti, il lavoro nero e le esigenze di cura di bambini o familiari anziani sono le principali cause della riduzione della pensione per molti lavoratori (ma soprattutto lavoratrici).

Ecco perché crescono i dati dei pensionati che continuano a lavorare (ISTAT) e cresce l’interesse per la previdenza integrativa. Gli italiani restano una popolazione poco predisposta all’investimento dei risparmi, ma tra i giovani lo spauracchio delle pensioni in bilico sta stimolando l’indirizzamento dei risparmi verso forme di previdenza complementare privata che li destinano all’investimento, oltre che all’accantonamento. La Relazione annuale sulla previdenza complementare in Italia di COVIP sul 2023 rileva un aumento del 3,7% degli iscritti alla previdenza complementare rispetto al 2022, aumento di cui risultano responsabili soprattutto i giovani sotto i 34 anni.

Nel complesso, però, solo il 36,9% dei lavoratori ha una forma di previdenza complementare. Le ragioni? Scarsa conoscenza, diffidenza, scarsa disponibilità economica. L’ultimo punto è particolarmente grave perché riguarda chi più avrebbe bisogno di un’integrazione alla pensione, ovvero lavoratori precari e a basso reddito.

Sui primi due punti, invece, si sta cercando di intervenire anche a livello istituzionale attraverso campagne di educazione finanziaria che comprendono l’educazione previdenziale e con gli incentivi fiscali per chi aderisce a forme di previdenza complementare.

Non solo il classico Fondo pensione: gli altri nomi da conoscere (e magari approfondire) sono PAC (Piano di accumulo), PIP (Piano individuale pensionistico), PIR (Piano di Risparmio). A proporli sono banche e agenzie o broker assicurativi come Vitanuova. Sebbene con piccole differenze tra loro, il principio di questi prodotti è lo stesso: accantonare dei risparmi e affidarli alla gestione di qualcuno che si occupa di investirli per farli fruttare, dopo aver raccolto le preferenze di investimento e le esigenze di rischio dei sottoscrittori. Al raggiungimento dell’età pensionabile, i soldi accumulati – ed eventualmente cresciuti – si possono riscuotere, ma in caso di necessità urgenti nel corso della vita, si può richiedere un’erogazione anticipata: è un modo per arrivare a quella tanto agognata età un po’ più sereni.

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