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12.09.2018 - 18:53
Impianti fotovoltaici
Il "cortocircuito" ai servizi energetici nazionali necessita una presa di posizione da parte del Ministro allo Sviluppo Economico, se davvero si vuole una promozione delle fonti alternative a salvaguardia dell'ambiente.
Cosa sta succedendo al GSE (il (Gestore dei servizi energetici nazionali)? È una domanda che il Ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio, da cui il GSE “dipende”, è il caso che si ponga molto seriamente. Perché, ormai da anni, IL GSE pare aver convertito la propria missione di promozione delle energie rinnovabili ad Ente riscossore e “ammazza imprese” rinnovabili. Come dimostra il rapporto delle attività del 2017, infatti, l’Ente (che non risponde nei tempi agli operatori, tarda nel pagare incentivi) sembra abbia deciso di raschiare il fondo del barile sulla pelle di imprese e privati che avevano investito e creduto nelle fonti di energia rinnovabili. Solo nell’esercizio dell’anno 2017 più della metà dei soggetti responsabili di impianti si sono visti togliere o ridimensionare i propri incentivi questo Al netto dei dinieghi di un oceano di impianti che hanno fatto istanza di accesso agli incentivi durante l’anno. Ogni motivo, ogni pelo nell’uovo, pare buono per massacrare gli operatori.
Lo schema è semplice: se sbagli una virgola, una data, una matricola o qualunque cosa nella selva di burocrazia (cangiante) documentale che occorre a portare un impianto ad autorizzazione e incentivazione, non esistono prescrizioni o conciliazioni ma solo dinieghi. Tutto ciò sta portando sconcerto nel settore (che attende con ansia anche la nuova nomina dell’AD del GSE dopo i tempi bui dell’ultimo lustro) e sfiducia nei cittadini onesti che, invece di essere sostenuti dallo Stato vengono ancora una volta vessati in un periodo di crisi che pare non finire più. La speranza è che questo Governo possa cambiare l’orientamento repressivo che ha messo in atto il GSE (e che, numeri alla mano, trova sponda sicura nel Sez. Terza Ter del TAR LAZIO), e che possa premiare e incentivare l’utilizzo sano di tecnologia da fonte rinnovabile, contrastando le vere truffe e i veri crimini, lasciando stare in pace cittadini e imprese che vengono colpite per pure formalità insostanziali.
D’altra parte, le rinnovabili sono una delle principali partite su cui il Movimento 5 Stelle ha puntato, vincendo, le elezioni politiche andando al Governo. Ora, da Palazzo Chigi, Di Maio è chiamato a dare risposte proprio con l’imminente “Decreto rinnovabili” che il titolare del MISE sembra avere già in bozza. Fino ad ora siamo andati in una direzione sbagliata: scelte che si sono rivelate antieconomiche, antiambientali e anacronistiche devono essere cambiate. Come governo intendiamo cambiare rotta» ha detto Luigi Di Maio, già ministro, al convegno di Elettricità futura, la principale associazione del mondo elettrico italiano. Se questa decisione di cambiamento è reale lo scopriremo nelle prossime settimane dal testo definitivo del Decreto. Nel frattempo il Ministro per lo Sviluppo Economico farebbe bene a mettere il naso nella giungla burocratica in cui il GSE ha trascinato proprio le imprese che sul rinnovabile hanno investito per migliorare l’ambiente e che vengono tenute al palo da un comportamento molto discutibile del Gestore di Stato dei servizi energetici nazionali.
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