IL MATTINO
Focus
26.11.2025 - 13:10
La domanda non è più se verificare l'identità degli utenti, ma come farlo senza compromettere l'esperienza né violare normative sempre più stringenti come il GDPR. E le soluzioni variano radicalmente a seconda del contesto
Quando acquistiamo su Amazon, preleviamo un'auto da Enjoy o pubblichiamo un annuncio su Subito.it, attraversiamo — spesso senza accorgercene — sistemi di verifica dell'identità che decidono se possiamo o meno accedere al servizio. La verifica digitale è diventata l'infrastruttura invisibile che regge l'economia delle piattaforme: dall'e-commerce tradizionale fino ai classificati più sensibili, ogni settore ha dovuto trovare il proprio equilibrio tra accessibilità, privacy e sicurezza.
La domanda non è più se verificare l'identità degli utenti, ma come farlo senza compromettere l'esperienza né violare normative sempre più stringenti come il GDPR. E le soluzioni variano radicalmente a seconda del contesto.
Un altro aspetto interessante riguarda la verifica geografica. Molte piattaforme di classificati utilizzano la geolocalizzazione per mostrare risultati pertinenti, anche servizi più specifici come escort a Foggia, si aspetta risultati locali e verificati. Ma come garantire che un annuncio pubblicato da Foggia sia effettivamente gestito da qualcuno in quella zona?
Alcune piattaforme richiedono la conferma del GPS al momento della pubblicazione, altre incrociano indirizzo IP con dichiarazioni dell'utente. Non è un sistema perfetto — VPN e spoof GPS esistono — ma riduce significativamente annunci falsi o pubblicati massivamente da bot che replicano lo stesso contenuto in decine di città.E-commerce: la fiducia come fondamento del business
Nel commercio elettronico, la verifica dell'identità serve principalmente a prevenire frodi. Quando un utente inserisce i dati della carta di credito, scattano controlli automatici: corrispondenza tra indirizzo di spedizione e fatturazione, verifica del codice CVV, sistemi antifrode che analizzano pattern di acquisto anomali. Le grandi piattaforme come Amazon e eBay aggiungono strati di protezione: storico dell'account, reputazione del venditore, recensioni verificate.
Ma la vera trasformazione è arrivata con l'autenticazione a due fattori e i protocolli di Strong Customer Authentication (SCA) imposti dalla direttiva europea PSD2. Oggi, anche per acquisti apparentemente banali, può scattare la richiesta di conferma via SMS o app bancaria. Il risultato è un calo drastico delle frodi, ma anche qualche attrito in più per l'utente finale.Servizi classificati sensibili: verifiche più stringenti
Quando si passa a categorie che coinvolgono servizi per adulti, incontri o contenuti sensibili, la verifica dell'identità diventa requisito legale oltre che etico. Piattaforme come Vivaincontri, attive in diverse regioni italiane, implementano sistemi di Age Verification (verifica dell'età) tramite documenti d'identità o carte di credito, garantendo che solo utenti maggiorenni accedano ai contenuti. Non si tratta più solo di fiducia commerciale, ma di conformità normativa e tutela dei minori.
Questo livello di controllo risponde a obblighi precisi: il Digital Services Act europeo impone alle piattaforme di adottare misure proporzionate al rischio, e i contenuti per adulti rientrano nella fascia più alta. La sfida tecnica sta nel verificare senza conservare dati sensibili più del necessario — un equilibrio delicato tra sicurezza e privacy.
Piattaforme come Subito.it o Kijiji hanno affrontato il problema da un'angolazione diversa. Qui non si tratta di proteggere transazioni finanziarie immediate, ma di costruire fiducia tra estranei. La soluzione? Sistemi di reputazione: badge verificati, account collegati a numeri di telefono reali, cronologia delle transazioni visibile.
Subito.it, ad esempio, richiede la verifica del numero di cellulare prima di pubblicare annunci in determinate categorie. Non è un controllo biometrico, ma alza sufficientemente la barriera da scoraggiare bot e profili multipli creati per truffe. Il meccanismo è semplice: più è trasparente e tracciabile un account, più l'utente si comporta in modo responsabile.
L'Italia sta implementando SPID (Sistema Pubblico di Identità Digitale) e CIE (Carta d'Identità Elettronica) come standard per l'accesso a servizi pubblici e, progressivamente, privati. È probabile che nei prossimi anni anche piattaforme commerciali possano integrarsi con questi sistemi, offrendo verifiche certificate dallo Stato senza dover gestire direttamente documenti d'identità.
La biometria (riconoscimento facciale, impronta digitale) è già realtà su smartphone e app bancarie, ma il suo uso su larga scala solleva interrogativi etici e tecnici. Chi conserva i dati biometrici? Come si prevengono abusi? Il GDPR è chiaro: questi dati sono "categorie particolari" e richiedono protezioni rafforzate.
La verifica dell'identità online non è più optional. È condizione necessaria per un ecosistema digitale affidabile, che protegga consumatori, inserzionisti e piattaforme stesse. Ma la sfida rimane trovare il giusto equilibrio: troppo controllo soffoca libertà e privacy; troppo poco apre le porte a frodi, abusi e contenuti illegali.
Le piattaforme più avanzate stanno sperimentando modelli ibridi: verifica leggera per accesso di base, controlli più stringenti per azioni sensibili, trasparenza sugli algoritmi di moderazione. Non esiste una soluzione unica, ma una costellazione di strumenti che, usati con intelligenza, possono rendere internet più sicuro senza trasformarlo in un panopticon digitale.
edizione digitale
I più letti
Il Mattino di foggia