IL MATTINO
Focus
11.07.2025 - 13:14
L’eco promozionale ha innescato una breve fase di interesse turistico, senza però trasformarlo in residenza stabile o investimenti produttivi su larga scala. In sostanza, il marketing senza infrastrutture, politiche fiscali attrattive e servizi adeguati rischia di essere disatteso.
Il Molise ha superato una nuova soglia critica: la popolazione residente è scesa sotto i 300.000 abitanti. Il dato, seppur atteso dagli analisti demografici, segna una fase delicata per la seconda regione più piccola d’Italia. Il fenomeno è la risultante di più dinamiche, in particolare il saldo naturale negativo (più decessi che nascite) e l’emigrazione costante, soprattutto dei giovani.
Negli ultimi dieci anni, il Molise ha perso oltre 25.000 abitanti. Una perdita significativa che coinvolge in maniera trasversale sia i centri urbani come Campobasso e Isernia, sia i piccoli comuni dell’entroterra, dove spesso vivono meno di 500 persone. Ad aggravare la situazione, l’invecchiamento progressivo della popolazione, un elemento che complessivamente riduce la capacità del territorio di rigenerarsi economicamente e socialmente.
Negli ultimi anni, la Regione Molise e alcuni enti locali hanno investito in attività di marketing territoriale per promuovere l’immagine della regione come destinazione turistica alternativa e come luogo ideale per il rientro degli emigrati. Campagne orientate a valorizzare borghi, paesaggi incontaminati e tradizioni locali hanno avuto una discreta risonanza mediatica, anche a livello internazionale.
Tuttavia, queste iniziative non hanno prodotto effetti duraturi in termini di popolamento. L’eco promozionale ha innescato una breve fase di interesse turistico, senza però trasformarlo in residenza stabile o investimenti produttivi su larga scala. In sostanza, il marketing senza infrastrutture, politiche fiscali attrattive e servizi adeguati rischia di essere disatteso.
Le iniziative di promozione, pur ben concepite, si sono scontrate con i vincoli strutturali della regione. La difficoltà di raggiungere molte aree interne, l’assenza di poli universitari competitivi e l’esiguità del mercato immobiliare industriale ostacolano l’insediamento di imprese e il ritorno dei giovani.
In questo contesto, si osserva una tendenza emergente all’esplorazione di settori digitali e decentralizzati. In parallelo alla promozione del territorio, alcuni attori regionali guardano con interesse a forme di intrattenimento online come i siti slot online non AAMS, che, grazie alla loro struttura flessibile e alla possibilità di operare in mercati esterni, mostrano un potenziale economico trasversale. Tali piattaforme rappresentano un esempio di come l’economia digitale possa radicarsi anche in contesti a bassa densità abitativa attraverso l’impiego remoto.
La diminuzione della popolazione ha conseguenze rilevanti anche sulla tenuta dei servizi pubblici. La soglia dei 300.000 residenti rappresenta, sotto diversi punti di vista, un livello critico per la sostenibilità amministrativa. Alcuni comparti, come l’assistenza sanitaria, iniziano a mostrare segnali di tensione non tanto per la carenza di strutture, quanto per la riduzione del personale qualificato e per la diluizione dei finanziamenti statali proporzionati al numero di abitanti.
Analogamente, l’istruzione scolastica è penalizzata dalla chiusura o dall’accorpamento di istituti nei centri minori, conseguenza diretta della riduzione della popolazione scolastica. Questo fenomeno genera un circolo vizioso: minori servizi portano a ulteriori spostamenti di famiglie verso aree dove tali servizi sono ancora garantiti, aggravando il decremento demografico.
Anche il sistema dei trasporti regionali mostra limiti sempre più evidenti, con collegamenti ferroviari e su gomma poco competitivi rispetto alle aree limitrofe. Ciò ostacola la mobilità interna e la connessione con il resto del Paese, limitando le possibilità di sviluppo e occupazione.
In uno scenario complesso, le istituzioni locali stanno elaborando nuovi piani di intervento. Uno dei più promettenti riguarda l’utilizzo dei fondi europei per la rigenerazione urbana e il ripopolamento delle aree rurali. Alcuni progetti pilota, già avviati in comuni con meno di 1.000 abitanti, puntano su incentivi per giovani imprenditori, programmi di cohousing e valorizzazione del patrimonio culturale.
La riattivazione delle tradizioni locali attraverso eventi culturali, percorsi enogastronomici e la promozione di produzioni tipiche (come latticini e salumi) è vista come uno strumento per attrarre visitatori e nuovi residenti. Tuttavia, si tratta di manovre che necessitano tempi lunghi e continuità politica, altrimenti rischiano di rimanere progetti isolati.
Un altro fronte d’azione riguarda il supporto all’innovazione tecnologica e alla digitalizzazione delle economie locali, con l’obiettivo di trattenere competenze e creare lavoro anche in assenza di grandi insediamenti industriali. In quest’ottica, il potenziamento della banda larga e la creazione di spazi di coworking rappresentano elementi strategici in grado di compensare parzialmente il deficit infrastrutturale tradizionale.
Con l’ulteriore riduzione demografica, si apre anche un dibattito sul ruolo istituzionale del Molise all’interno del sistema regionale italiano. Alcuni studi recenti indicano che la sostenibilità di una regione autonoma con meno di 300.000 abitanti è sempre più difficilmente garantibile in termini di risorse e rappresentanza.
Se da un lato la costituzione garantisce la permanenza delle attuali regioni, dall’altro gli effetti economici della rarefazione demografica alimentano ipotesi di accorpamento o revisione delle competenze amministrative. L’efficacia delle politiche regionali future dipenderà dalla capacità del governo locale di riposizionare il territorio all’interno dei flussi, fisici e digitali, dell’Italia e dell’Europa.
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