IL MATTINO
Il 2 novembre si festeggia con dolci semplici e antichi culti per ricordare le anime del Purgatorio
29.10.2015 - 12:58
A Faeto la Féte de lò mòre (letteralmente: Festa dei Morti), resta inalterata dalla notte dei tempi. In ogni casa, al caldo del camino dove arde il ceppo, simbolo di famiglia viva, le mamme preparano lo cicciùttele, il grano cotto, che qui, è fatto solo con grano tenero e granturco bolliti, a cui si aggiunge zucchero o miele. Quando viene sera si spengono le luci pubbliche e nelle vie del piccolo borgo comincia a snodarsi un lungo corteo fatto di bambini che portano al seguito una còcce de mòre (letteralmente: testa di morto), una zucca intagliata creata da loro stessi in compagnia degli adulti. La preparazione è un momento intimo, di raccoglimento di tutta la famiglia, ma è anche un momento di gioia in cui si da sfogo alla creatività dei più piccoli. Il corteo con le zucche illuminate, rischiarando il buio delle viuzze, si protrae fino al cimitero comunale, dove, dopo la benedizione, ciascun bambino lascia la sua còcce de mòre illuminata appesa ad una croce. Qui, resteranno tutta la notte, fino a quando l’ultimo lume sarà spento.
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