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Covid, a Un Giorno da Pecora Sileri è un fiume in piena: "Al ministero alcuni erano da armata Brancaleone e non parlavano inglese"

Perché non abbiamo fatto subito la zona rossa ad Alzano e Nembro? "L'inchiesta non dice che non c'era un piano pandemico ma che sebbene ce ne fosse uno vecchissimo quello non è stato applicato. L'applicazione del piano pandemico è la preparazione all'emergenza: se un piano fosse stato applicato prima della pandemia avresti avuto il controllo di diverse cose, prime tra tutte il controllo del territorio e i conseguenti dati, che invece arrivavano in maniera tumultuosa"

A Un Giorno da Pecora Sileri è un fiume in piena: "Nel Cts alcuni erano da armata Brancaleone e non parlavano inglese"

A dirlo è Pierpaolo Sileri, ex viceministro della Salute e senatore M5S, intervistato da Rai Radio1 a Un Giorno da Pecora, la trasmissione condotta da Giorgio Lauro e Geppi Cucciari. E questo cosa ha causato? "Nel momento in cui vi è stata quell'esplosione e' chiaro che dovevi chiudere tutta Italia". Ciò non è stato fatto per una scelta politica o economica? "No, non credo. Forse io non ero nell' inner circle ma di queste cose non ne so nulla - ha detto a Rai Radio1 Sileri - a me nessuno ha chiamato per dire nulla, io parlavo solo coi miei colleghi sul territorio". Nel piano pandemico si parlava anche delle mascherine? "Nei piani pandemici si parla sia di monitoraggi che di stoccaggio, c'è tutto quello che è preparatorio". Sileri ha poi spiegato, rispetto alla consulenza di Crisanti secondo cui con la zona rossa si sarebbero evitati 4.100 morti: "Non l'ho letta ma immagino che se è stata fatta Crisanti avrà avuto delle basi scientifiche per dire quelle cose, ci saranno stati consulenti che con dei modelli matematici avranno estrapolato dei numeri. Col senno del poi è sempre tutto più facile". Quando si è accorto che eravamo davanti alla tragedia della pandemia? "Lo capii sulla mia pelle quando il primo febbraio andammo in Cina a riprendere gli italiani rimasti li. C'era una bolgia da film mentre in Italia avevamo avuto solo i casi dei due cittadini cinesi che transitavano su Roma ma nessun contagio a livello nazionale". Quando Sileri è tornato a Roma e riferì quanto visto alla task force del ministero ricevette una risposta quantomeno singolare. "Si, forse era una battuta e basta, ma mi dissero 'a Silè non portà sfiga'". Cosa si diceva al ministero della Salute in quei giorni? "Alcuni avevano contezza, quello che ne aveva di più era Ippolito, che lavorava nella task force ma era allo Spallanzani". E' vero che Speranza era il più determinato nelle chiusure mentre Conte, allora premier, lo era di meno? "C'era una ovvia differenza - ha spiegato a Un Giorno da Pecora Sileri -, Speranza viveva dentro al Ministero e aveva più opportunità di parlare coi propri tecnici e capire la situazione". Nell'inchiesta su Alzano e Nembro lei è tra i pochi non indagati..."Credo che il vero problema vada ricercato nella selezione dei tecnici del ministero, che ha portato ad un sistema a mio avviso fatto di scelte non eccellenti". Lei ha detto che sembravano un'armata Brancaleone. "Non tutti, altrimenti sarebbe un inferno, direi però che alcuni erano da armata Brancaleone. A quanto so dovevano affidarsi ad una società esterna perché non parlavano inglese..." Chi tra il personale riteneva meno adatti al ruolo? "Qualcuno dei segretari e direttori generale non sono mai stati all'altezza a mio avviso". Con una preparazione diversa si sarebbe potuto evitare la mole di quanto avvenuto. "C'è stato un sistema - ha detto a Rai Radio1 Sileri - che ha avuto dei buchi"

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