IL MATTINO
giornata del personale sanitario
21.02.2023 - 18:15
Conte e Speranza
Era il 21 febbraio il giorno in cui arrivò il risultato positivo del tampone di Mattia, presentatosi al pronto soccorso con una polmonite che non rispondeva a cure. Venti giorni prima, l'Oms aveva dichiarato lo stato di emergenza globale per le polmoniti anomale che avevano iniziato a verificarsi nella regione di Wuhan, in Cina. Il 9 marzo, l'annuncio del lockdown dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte. L'Italia si risveglia in emergenza totale, con un piano pandemico non aggiornato, tra carenza di mascherine e di bombole di ossigeno, terapie intensive in numero assai minore rispetto alle esigenze, bollettini quotidiani di contagi e di decessi, i cui numeri con il tempo hanno iniziato a mostrare numerose incongruenze: il secondo o terzo tampone talvolta registrato come primo, i decessi con Covid o per Covid, nel primo caso il Covid si sommava ad almeno due medio-gravi patologie pregresse. Le piattaforme non aggiornate e il mistico Rt che tutto poteva giustificare mediamente labirintici protocolli e notturni Dpcm che hanno massacrato il tessuto sociale ed economico. Nessuno immaginava ancora che un Qr code (che è sempre il caso di ricordare 'non ha creato luoghi sicuri tra persone non contagiose') avrebbe "sbloccato" e "garantito" diritti quali il lavoro oppure ancora l'accesso agli uffici postali, al ristorante o su un mezzo di trasporto pubblico. Giorgia Meloni lo aveva promesso nel suo discorso di insediamento. «L’Italia ha adottato le misure più restrittive dell’intero occidente – aveva detto il premier alla Camera dei Deputati – arrivando a limitare fortemente le libertà fondamentali di persone e attività economiche, ma nonostante questo è tra gli Stati che hanno registrato i peggiori dati in termini di mortalità e contagi. Qualcosa, decisamente, non ha funzionato e dunque voglio dire fin d’ora che non replicheremo in nessun caso quel modello». Meloni promise l’ascolto «dei medici sul campo» e minore spazio «a linee guida scritte da qualche burocrate». Più «responsabilizzazione» dei cittadini e meno obblighi. Ma soprattutto assicurò di voler fare chiarezza su quanto avvenuto durante la gestione della crisi pandemica. Quel momento è arrivato. Contrari, invece, ovviamente, Partito Democratico e Movimento Cinque Stelle. «Quello che sta provando a fare FdI sulla commissione d’inchiesta sulla gestione della pandemia è inaccettabile, dimostra che il vero scopo del partito della presidente del Consiglio è quello di randellare l’opposizione – hanno scritto in una nota Simona Malpezzi e Debora Serracchiani – Inneggiare su Facebook all’istituzione della commissione vuol dire fare un uso politico di vicende gravi e drammatiche come quelle che hanno riguardato la pandemia: il post Fb, che mostra la foto del presidente Conte e dell’allora ministro Speranza, parla di ‘zone d’ombra’ e di italiani che ‘meritano di sapere’ e mette in chiaro solo che la destra vuole strumentalizzare la commissione d’inchiesta piegando le istituzioni alle ragioni politiche di parte e coprire l’incapacità di questo governo nell’affrontare le emergenze del Paese»
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